Passione DI santa Afra martire

 

 

Secondo il Martyrologium Hieronymianum santa Afra soffrì la passione nel 304 sotto Diocleziano, nell’odierna Augsburg in Baviera. Convertitasi a Cristo, dopo essere stata prostituta, venne processata per la sua fede cristiana. Durante l’interrogatorio il giudice Gajo non mancò di rinfacciarle la precedente condotta di vita, nel vano tentativo di indurla all’abiura.

Nel complesso il testo della passio si presenta come una piccola catechesi penitenziale. Interessanti, a questo proposito, le preghiere penitenziali che Afra rivolge a Cristo prima di spirare, sono vere e proprie orazioni liturgiche.

La Chiesa Ortodossa celebra la santa martire Afra il 5 agosto.

 

 

Nella Rezia, infierendo la persecuzione, accadde che in Augusta de’ Vindelicii Afra, femmina di perduti costumi, venisse carcerata: la interpellò il giudice: “Sagrifica agli Dei; a ciascuno, ma specialmente a persona pari tuo, giova vivere”.

Afra: “Son anche troppe le colpe in cui caddi mentre ignorai Dio; questa a cui tu mi chiami non sarà mai ch’io la commetta”.

Gajo giudice: “Vieni al Campidoglio, e sagrifica”.

Afra: “Mio Campidoglio è Cristo, che mi sta davanti gli occhi: a Lui vo continuamente confessando i miei peccati; e, perché sono indegna di tributargli oblazioni, me stessa desidero sacrificargli, acciò quelle membra che mi furono organo d’infamia si rimondino mediante i tormenti che soffriranno per amore di Lui”.

Gajo: “Ti conosco; sacrificherai; devi essere aliena dal Dio de’ cristiani”.

Afra: “Il mio Signore Gesù Cristo ha dichiarato d’essere disceso dal cileo per riscattare i rei; la Peccatrice che gl’irrigò i piedi delle sue lagrime fu perdonata; non disprezzò il Pubblicano, e lo accettò commensale”.

Gajo: “Cristo non può tenerti degna di sé; e mal a proposito appelli tuo Signore Lui, mentr’è noto che tu non sapresti essere sua: le femmine pari a te non possono qualificarsi cristiane”.

Afra: “Non merito d’essere né di venire qualificata cristiana; eppur lo sono per la misericordia di Dio, che non consulta i meriti altrui, ma la propria bontà”.

Gajo: “E come sai che ti abbia accettata?”.

Afra: “Conosco che non mi respinse dal permettermi che fa questa gloriosa confessione del suo santo nome, la cui mercé credo di aver a riuscire monda da ogni passata bruttura”.

Gajo: “Sono favole” sagrifica piuttosto agli Dei, da’ quai ti provverrà salvamento”.

Afra: “Il mio salvamento è in Cristo, che, confitto in croce, promise al Ladrone le beatitudini celesti”.

Gajo: “Sagrifica ond’evitare ch’io faccia strazio di te”.

Afra: “Provo una sola confusione paurosa, quella de’ miei rimorsi”.

Gajo: “Ti ripeto di sacrificare; già tengomi ad ingiuria avermi tu fatte sprecare tante parole”.

Afra: “Soggiacciano pure a strazio le membra che mi furon occasione di peccato: io non prostituirò l’anima vendendola a’ demonii”.

Tosto i carnefici la trassero in un isola del Liri e l’avvinsero ad un palo: ella orò piangendo: “Onnipotente Signor mio Gesù Cristo, che non sei venuto a chiamare i giusti ma i peccatori a penitenza, le cui promesse son vere e manifeste; Tu che dicesti che nel punto in cui il colpevole di dorrà delle sue pecche, Tu avrai cessato di memorarle; accoglimi contrita in quest’ora della mia passione, e mediante il fuoco momentaneo che brucerà il mio corpo, liberami da quello eterno che mi brucerebbe contemporaneamente anima e corpo!”.

Pronunciati ch’ella ebbe questi detti, la sua voce fu ancor udita tra le fiamme: “Ti rendo grazie, o Signore, che mi accettasti vittima, tu, che lo fosti del mondo: clemente cogl’ingiusti, buono a’malvagi, benedicente ai maledicenti, innocente tra’contaminati…”, e la sua vita si spense…

Stavano sulla opposta riva, guardando, le ancelle della Martire, Degna, Eutropia, Ennonia, state a lei compange pria di peccati poscia di battesimo; veduta ascendere il fiume una barca, pagarono il navicellajo che le tragittasse; raccolsero le ossa della padrona e vennero notturnamente ad Ilaria, madre sua, che le trasferì al domestico sepolcro.

Riseppelo Gajo, e spedì soldati, che, in conformità agli ordini avuti, trovate le pie donne adunate nel cavo mortuario, ne sbarrarono l’accesso con fasci di paglia, e accesale, ve le fecero morire soffocate ed arse.

 

Da: Conte TULLIO DANDOLO, Roma Cristiana nei primi secoli, vol. II – Martiri, Assisi 1866, 199-201.

 

Sepolcro di s. Afra martire, Augsburg, chiesa dei santi Ulrich ed Afra

 

 

Immagini:
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http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Augsburg_Afra_11.jpg

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