MARTIRIO DI CRISPINA
 

Giovane donna decapitata a Teveste, città dell’Africa proconsolare, il 5 dicembre del 304, subito dopo la promulgazione dell’ultimo editto di Diocleziano contro i cristiani.

 


 

Mosaico di Santa Crispina nella Basilica di S. Apollinare a Ravenna

1. Era console Diocleziano per la nona volta e Massimiano per l’ottava, quando, il cinque dicembre, nella colonia di Teveste, presiedendo il tribunale il proconsole Anulino, il segretario dell’udienza disse:

“Se lo comandi, comparirà in giudizio Crispina di Tagura che ha sfidato il decreto imperiale”.
 

Anulino rispose: “Sia condotta alla mia presenza”.

Entrata Crispina, Anulino le si rivolse dicendo: “Crispina, sei a conoscenza di quanto ordina l’augusto editto?”.

Crispina: “Non so di che editto si tratti”.

Anulino: “Dell’editto che ordina a tutti di sacrificare agli dèi per la salvezza dei principi, in conformità alle leggi promulgate dai nostri clementi augusti Diocleziano e Massimiano e dai nobilissimi cesari Costanzo e Massimo”.

Crispina: “Non ho mai sacrificato né mai sacrificherò ad altri che non siano l’unico Dio e il figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro, che nacque e mori per noi”.

Anulino: “Rinnega questa superstizione e piega reverentemente il capo davanti agli altari degli dèi romani”.

Crispina: “Ogni giorno adoro il mio Dio onnipotente all’infuori del quale non riconosco nessun altro dio degno di essere onorato”.

Anulino: “Sei ostinata e insolente: incomincerai subito a sperimentare la severità della legge”.

Crispina: “Sopporterò qualunque cosa di buon grado per il trionfo della mia fede”.

Anulino: “La tua tracotanza è tale da non permetterti di abbandonare la superstizione per venerare i sacri numi”.

Crispina: “Ogni giorno venero il Dio vivo e vero che è il mio Signore; non ne conosco altri all’infuori di lui”.

Anulino: “Ti ho informata dell’augusto decreto al quale devi ubbidire”.

Crispina: “Ubbidirò al decreto, ma solo a quello del mio Signore Gesù Cristo”.

Anulino: “Ti farò decapitare se non adempirai ai decreti dei nostri imperatori ai quali sarai costretta a sottometterti. Del resto, sai bene che tutta l’Africa ha acconsentito a sacrificare”.

Crispina: “Male incolga a coloro che vogliono costringermi a sacrificare ai demoni. Io sacrificherò solo al Signore che creò il cielo e la terra, il mare e tutto quello che in essi è racchiuso”.

2. Anulino: “Dunque non ti sono graditi questi dèi ai quali sarai costretta a sottometterti se vorrai ritornare sana e salva in seno alla vera religione?”.

Crispina: “Non è religione quella che impone di perseguitare chi la rifiuta!”

Anulino: “Per considerarti fedele, pretendiamo solo che, nei sacri templi, a capo chino, tu bruci incenso agli dèi di Roma”.

Crispina: “Non ho mai fatto ciò da quando sono nata; non sapevo di doverlo fare né lo farò mai finché avrò vita”.

“Invece lo farai, se vorrai sfuggire ai rigori della legge”.

“Non ho paura di quello che dici perché per me non conta. Se invece accettassi di diventare sacrilega, il Dio che è nei cieli mi considererebbe perduta; e non sarò accolta tra i benedetti nel giorno del giudizio”.

Anulino: “Non sarai considerata sacrilega se ubbidirai agli augusti decreti”.

Crispina: “Scompaiano gli dèi che non hanno creato il cielo e la terra. Io sacrifico al Dio eterno che sopravviene nei secoli, che è il Dio vero e da temere, che creò il mare, i prati verdeggianti e gli aridi deserti. Che male possono farmi gli uomini creati da lui?”.

Anulino: “Pratica la religione romana che i nostri sovrani, gli invitti Cesari, onorano e noi con loro”.

Crispina: “Ti ho già detto ripetutamente che sono pronta a sottostare a tutte le tue torture piuttosto che la mia anima sia corrotta dagli idoli costruiti con marmo e creta dalle mani degli uomini”.

Anulino: “Continui a proferire bestemmie e non fai ciò che può salvarti la vita”.

3. Anulino si rivolse al segretario del processo, ordinando:

“Sia sottoposta ad ogni specie di sfregio: le siano rasati i capelli in modo che subito il suo aspetto sia marchiato d’infamia”.

Crispina: “Parlino i tuoi dèi e io crederò loro. Se non aspirassi alla salvezza eterna non sarei ora davanti al tuo tribunale per essere interrogata”.

Anulino: “Preferisci vivere a lungo o morire fra i tormenti come le altre tue compagne?”.

Crispina: “Se volessi morire veramente e condannare la mia anima al fuoco eterno, accetterei di sacrificare ai tuoi dèi”.

Anulino: “Comanderò che ti taglino la testa se rifiuterai di adorare i nostri venerandi dèi”.

Crispina: “Ringrazierò Dio se riuscirò a ottenere questo. Sono ansiosa di dare la vita per il mio Dio, quindi non sacrificherò mai agli idoli muti e sordi”.

Anulino: “Persisti ostinatamente nel tuo stolto atteggiamento?”.

Crispina: “Il mio Dio, che è e sempre sarà, mi ha creata, mi ha salvata con l’acqua del Battesimo, mi è vicino per aiutare e confortare la sua serva in tutti i pericoli affinché non commetta sacrilegio”.

4. Anulino: “Perché sopportiamo ancora questa sacrilega cristiana? Siano riletti gli atti dei precedenti interrogatori”.

Terminata la lettura, il proconsole Anulino lesse sulla tavoletta cerata la sentenza:

“Poiché si ostina nel suo esecrabile errore e si rifiuta di sacrificare ai nostri dèi secondo il decreto del divino Augusto, comando che Crispina sia decapitata”.

Crispina: “Benedico Dio che si è degnato di liberarmi dalle tue mani. Sia ringraziato”.

Mentra si faceva il segno della croce sulla fronte, fu decapitata per il nome di nostro Signore Gesù Cristo al quale sia gloria e onore nei secoli. Amen.

 


da: COSTANTE BERSELLI, Violenza di Stato nell’era dei Martiri, Roma 1982.

 

 

Immagine: http://www.allmercifulsavior.com/icons/Icons-Crispina.htm

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