LA NATIVITÀ DELLA MADRE DI DIO
La tua nascita, Madre di Dio, procura gioia a tutto il mondo, perché da te si è levato il Sole di Giustizia, Cristo nostro Signore; cancellò la maledizione e ci accordò benedizione; vincendo la morte ci spalancò le porte della vita eterna.
Queste sono le parole dell’Apolytikion, l’inno del giorno, che rivolto alla Madre di Dio viene cantato sulla IV tonalità. Il saluto affettuoso ci introduce immediatamente nella dottrina. Il ruolo insostituibile di Maria nella storia della salvezza non è mai separato dal motivo fondamentale: in lei e nel suo atto di obbedienza alla Parola, il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Dal giorno stesso in cui Maria venne alla luce – sebbene in modo ancora nascosto – la speranza entrò a far parte del mondo come un annuncio di redenzione. E una nascita che distrugge le conseguenze della caduta, portando con sé gioia universale e sciogliendo per sempre l’angoscia di Eva. Non c’è posto per commenti pii o per concetti astratti nel realismo della fede, dal momento che, fin dalla nascita della Madre sono presenti nell’inno che cantiamo tutti i cardini della vita di Cristo: la sua nascita, la sua crocifissione, la sua resurrezione. L’essenza della liturgia ci restituisce l’essenza viva della teologia ortodossa: le devozioni false, viziate di idiosincrasia, non trovano spazio all’interno del culto. Tutto è frutto di una continua effusione della grazia. Il tema si ripete nel secondo inno della festa, il Kontakion:
O Tutta Pura, con la tua nascita Gioacchino e Anna furono liberati dalla necessità di rimproverare la fanciullezza, e Adamo ed Eva furono liberi dalla corruzione della carne; anche il popolo di Dio ti celebra perché liberato dalla punizione eterna del peccato, e ti esalta: la Sterile[1] ha partorito la Madre di Dio e il nutrimento eterno nella nostra vita.
Come sempre il realismo spirituale della fede ortodossa non si limita ad un solo concetto. Il suo scopo è l’oggetto, la realtà in atto in quel preciso istante: eternità e realtà si incontrano in una sfera che va ben al di là della comprensione delle nostre logiche mondane. Proviamo ora a tuffarci direttamente nello svolgimento della celebrazione della natività di Maria, per capire cosa avviene nel qui e ora dell’evento festoso. Se ci uniamo alla folla che celebra la vigilia della festa, siamo condotti nella profondità dell’evento. I salmi sono quelli ordinari, ma nelle orazioni, versetto dopo versetto, cogliamo la grandezza perenne delle verità che si rendono presenti attraverso il culto:
Oggi Dio, dal suo trono spirituale, ha preparato per sé un trono santo sopra la terra...
La Porta d’Oriente, appena venuta al mondo, attende l’ingresso del Grande Sacerdote. Lei sola condurrà nel mondo l’unico e solo Cristo, per la salvezza delle nostre anime...
Oggi la grazia comincia a mostrarci i suoi primi frutti, generando al mondo la Madre di Dio. Attraverso di lei tutte le cose del mondo saranno per sempre unite al cielo, per la salvezza delle nostre anime.
Affermazione dopo affermazione viene ribadita la realtà della redenzione oggi, che si è perpetuata attraverso l’obbedienza di questo pezzetto di umanità, destinata a diventare «passaggio obbligato del Figlio Unigenito di Dio». La caduta dei progenitori nel peccato originale fu un fatto reale. I fatti raccontati nell’Antico Testamento furono reali. E ora:
Oggi ha inizio il tempo della gioia per tutto il mondo; oggi soffia il vento della salvezza. La sterilità della nostra natura umana è vinta...
Tutto è reale. Così anche la fede nella Divina provvidenza così tipica del credo ortodosso, è un intrecciarsi di Antico e Nuovo Testamento:
...guarda: questa donna, che fu predestinata da generazioni ad essere Madre e Vergine, Ricettacolo di Dio, nasce da una donna sterile: un germoglio è spuntato dalla stirpe di Iesse, e da quella radice un ramo è fiorito. Oggi Adamo, il nostro progenitore, può gioire e anche Eva si rallegra per questa grande gioia.
Il fatto concreto che viene celebrato è ripetuto in modo ossessivo: non è un racconto, ma uno svolgersi reale di fatti concreti.
Era predestinata ad essere Regina e tempio di Dio, nasce oggi dal ventre sterile di Anna. E il divino santuario dell’Essere eterno...
Riceviamo una sensazione immediata di trionfo sul male; al momento della nascita di Maria, tutta la storia della salvezza si compie e diventando realtà: «Oggi nasce dal seme di Davide la, Madre della Vita, che distrugge le tenebre. È il riscatto di Adamo e la reintegrazione di Eva...». Il suo solo onore sta nel fatto che le fu concesso di essere colei che avrebbe fatto nascere il Cristo di Dio. Un grande onore, ma pur sempre un onore relativo, che non potrà mai competere con l’onore e la gloria che si devono a Dio solo:
Chi ha mai contemplato un bambino che non fu di nessun padre e allevato dal latte della Madre? E dove si è mai vista una Vergine Madre? Veramente, o pura Madre, in una maniera incomprensibile, tu hai realizzato entrambe queste meraviglie.
Inevitabilmente, siamo costretti a constatare l’oggettiva continuità della storia della salvezza: nessun passaggio del Nuovo Testamento è staccato da qualche profezia dell’Antico; nulla resta a mezz’aria, isolato dal disegno globale:
La discendenza di Aronne è un’immagine di questo mistero, che quando nacque mostrò chi sarebbe stato il sacerdote. Così nella Chiesa, che un tempo sterile, oggi vede una fioritura dal legno della Croce, che la riempie di forza e di fermezza.
Ancora una volta notiamo la piena verità del culto: non una vaga devozione, e neppure una sopravvalutazione della festa, ma un tempo di fervorosa e attiva risposta all’invito divino:
Glorifichiamo, o fedeli, la nascita della tutta santa Madre di Dio con salmi e inni; adoriamo con fede il Dio che non muore mai il quale giurò di dare al vecchio Davide un frutto dei suoi stessi lombi...
Non è il caso di indugiare su ciò che è secondario, anche se amato. Torniamo ancora un volta alla fondamentale verità della fede; siamo riportati al dinamismo che muove tutte le cose, al Cristo Dio. Anche se magnifichiamo la Madre, ci volgiamo sempre verso di Lui:
E tu, popolo, canta le lodi della Causa prima di tutte le cose, che generò se stesso per farsi simile a noi... figli di Adamo, cantate e danzate. Perché da quell’unica Radice sbocciò il fiore di Cristo, unico Liberatore di Adamo.
Certo, noi amiamo la Madre di Dio come una donna pura e discreta, una donna di profonda spiritualità, obbedienza e coraggio. Ma lo specialissimo posto, che nessuno potrà toglierle, le è dato solo dal fatto di essere stata la Madre del Dio fatto carne. E già dal momento della sua nascita, questa sola ragione che la rende “donna unica” è il motivo vero della nostra venerazione. Il linguaggio metaforico che viene usato per indicarla è particolarmente ricco di immagini, ma sempre uguale nella sua oggettività analitica: dobbiamo amare Maria – e la amiamo – non per se stessa, ma per ciò che scaturì da lei:
O Donna senza macchia, celebriamo e veneriamo nella fede la tua santa nascita secondo le antiche promesse: ora per sempre, in virtù della venuta di Cristo, siamo stati liberati dall’antica maledizione di Adamo.
Il contenuto teologico è espresso in linguaggio poetico:
Hai spezzato le catene infrangibili della sterilità. Hai concesso alla donna sterile una ricca discendenza e un frutto glorioso. Di questa stessa progenie sei diventato Figlio e virgulto: quando sei venuto ad abitare in mezzo a noi, o Signore misericordioso, hai scelto lei come tua Madre nella carne.
Ecco la realtà oggettiva: la nostra liturgia è la nostra teologia. La teologia per noi ortodossi non è una teoria, lo sviluppo razionale di una trattazione concettuale, e neppure un’esposizione di analisi critiche; non ci sono “domande fondamentali” a cui rispondere. In Occidente, gli eredi di quel Rinascimento, che aprì la strada all’umanesimo laico, sostennero che la teologia era qualcosa di ingenuamente infantile. Per noi, la teologia non è nient’altro che l’esposizione dei contenuti della Parola di Dio. Fin dalle origini, cantiamo le verità della nostra fede, così come ci sono state rivelate:
Noi ti veneriamo in fasce, o Madre di Dio: glorifichiamo il Signore che ti concesse di essere bambina. Rese fecondo per un miracolo il grembo sterile di Anna: perché, essendo un Dio Onnipotente, tutto ciò che vuole lo compie...
La sintesi che suggella la festa è contenuta nella dossologia conclusiva. Sono parole che vengono cantate nella VI tonalità, che viene usata principalmente nelle occasioni solenni:
Questo è il giorno del Signore: rallegrati, popolo tutto. Guarda, la Stanza Nuziale della luce, il Libro della Parola di Vita è stato generato da un grembo, e la Porta d’Oriente, appena venuta alla luce, attende l’ingresso del Grande Sacerdote. Lei sola condurrà nel mondo l’unico e solo Cristo, per la salvezza delle nostre anime...
Solennità e mestizia si mescolano in questa prima tappa verso la salvezza. La gloria di Maria e la sua infinita angoscia sono infatti inseparabili. Simeone le aveva annunciato: «una spada ti trafiggerà l’anima», il bambino nato per noi “oggi”.
MADRE THEKLA, L’Eternità nell’attimo presente.
Introduzione alla spiritualità ortodossa,
Milano 1999, 26-32.
[1] Nell’apocrifo Protoevangelo di Giacomo si racconta la storia di sant’Anna, mamma di Maria, a lungo afflitta da sterilità, come un’altra famosa Anna, di cui parla l’Antico Testamento (1 Samuele 1, 2-19), che fu madre di Samuele (N.d.T.).