Teofania: storia e significato della Festa

(6/19 gennaio[1])

 

Nella tradizione orientale questa festa celebra il battesimo di nostro Signore nel Giordano, non l’adorazione dei Magi[2]. La struttura generale dei servizi è la stessa del Natale, con una vigilia speciale e la lettura delle Ore Regali il 5 gennaio, che prevede uno stretto digiuno[3]. La Teofania è contraddistinta, tuttavia, da una cerimonia speciale, non celebrata a Natale: la Grande Benedizione delle Acque. Ciò avviene due volte, il 5 gennaio dopo la Liturgia, e il 6 gennaio alla fine del Mattutino o (più usualmente) dopo la Liturgia. La prima benedizione è compiuta in chiesa; la seconda, se possibile, all’aria aperta sulle rive di un fiume, di una sorgente o del mare. Nei paesi dove l’inverno è estremamente rigido, dei buchi vengono aperti nel ghiaccio dei fiumi gelati. (…)

Il momento culminante di questa cerimonia di benedizione avviene quando il celebrante immerge o tuffa tre volte la Croce nell’acqua, ricordando quindi l’immersione del Cristo nel Giordano, così come la triplice immersione che ogni Cristiano ortodosso compie alla propria iniziazione battesimale. Affinché l’espressione “Grande Benedizione delle Acque” non sia fraintesa, va immediatamente sottolineato che la benedizione è effettuata non dal prete officiante o dal popolo che sta pregando con lui, ma da Cristo Stesso, che è il vero celebrante, in questo come in tutti i misteri della Chiesa. È Cristo che ha benedetto le acque una volta per tutte nel Suo battesimo nel Giordano; la cerimonia liturgica della benedizione è semplicemente un’estensione dell’atto originale di Cristo. Questo è un punto di primaria importanza, sul quale occorre dire ancora qualcosa.

Il significato base della festa come un tutto è riassunto nel suo titolo “Epifania”, “manifestazione”, o più specificamente “Teofania”, “manifestazione di Dio”. Il battesimo di Cristo nel Giordano è “una manifestazione di Dio” al mondo, in primo luogo perché rappresenta l’inizio del ministero pubblico di nostro Signore; ma secondariamente, e in un senso più profondo, poiché a questo battesimo fu assicurata la rivelazione al mondo della Santa Trinità. Tutte e tre le Persone furono rese “manifeste” insieme; il Padre rese testimonianza dall’alto della divina figliolanza di Gesù; il Figlio ricevette la testimonianza di Suo Padre; e lo Spirito fu visto in forma di colomba, discendente dal Padre e restante sul Figlio. Questa triplice apparizione è il soggetto del tropario della festa: “Quando Tu, o Signore, fosti battezzato nel Giordano, l’adorazione della Trinità fu resa manifesta. La voce infatti del Genitore Ti rendeva testimonianza chiamandoti Figlio diletto e il Santo Spirito, sotto forma di colomba, conformava la parola infallibile. O Cristo Dio che Ti sei manifestato a noi ed hai illuminato il mondo, gloria a Te!”. Questo tema della manifestazione o rivelazione è espresso in particolare sotto il simbolismo della luce: nelle parole del tropario appena citato, Cristo “è apparso ed ha illuminato il mondo”. Oltre al titolo Teofania, quella del 6 gennaio è conosciuta come la “Festa delle Luci” (in greco Eortì ton Fòton). La Chiesa celebra in questo giorno l’illuminazione del mondo per mezzo della luce di Cristo; “Luce dalla Luce, Cristo nostro Dio ha illuminato il mondo, Dio si è fatto manifesto”[4]; “Tu che hai portato la luce a tutte le cose con la Tua Epifania”[5]; “Sebbene giaceste nel buio, ora gioite, poiché una grande luce vi è apparsa”[6].

            Manifestazione, illuminazione – a questi due concetti ne va abbinato un terzo mento, quello di rigenerazione, ricreazione. Il battesimo di Cristo nel Giordano rinnova la nostra natura, poiché è il preludio al nostro battesimo alla fonte; e rinnova e rigenera, non soltanto la nostra natura umana, ma l’intera creazione materiale. Per capire questa idea di rinnovamento, è utile chiedersi ciò che ci si chiede ripetutamente nei testi della festa: perché Cristo fu battezzato? Noi siamo battezzati perché siamo peccatori: scendiamo sporchi nell’acqua, ed emergiamo mondati. Ma che necessità aveva il Cristo, che è senza peccato, del battesimo nel Giordano? A ciò i testi liturgici rispondono così: “Sebbene come Dio non necessitasse di purificazione, tuttavia per la salvezza dell’uomo caduto Egli è purificato nel Giordano”[7]. Come uomo Egli è purificato ed anche io posso esserlo[8]. “Per la salvezza dell’uomo peccatore”: ma in realtà non è Lui che è purificato nel Giordano ma noi stessi. Nell’assumere l’umanità su di Lui nella Sua Incarnazione, nostro Signore assunse un ruolo rappresentativo; Egli divenne il Nuovo Adamo, assumendo l’intera razza umana su Se Stesso, così come il primo Adamo assunse e rappresentò l’intera umanità in se stesso al momento della Caduta. Sulla croce, sebbene senza peccato, Gesù Cristo soffrì e morì per i peccati di tutta l’umanità; e nello stesso modo al Suo battesimo, sebbene senza peccato, Egli fu purificato per tutti i peccati degli uomini. Quando discese nel Giordano, come Nuovo Adamo egli prese con sé gli uomini peccatori: e là nelle acque Egli ci purificò, portando ognuno di noi fuori dal fiume come nuova creatura, rigenerata e riconciliata. Nel battesimo di Cristo per mano di Giovanni, la nostra rigenerazione battesimale è già raffigurata per anticipazione. Le molte celebrazioni dell’Eucaristia sono tutte partecipazioni al singolo ed unico Ultimo Banchetto; ed in simile modo tutti i nostri battesimi individuali sono una partecipazione al battesimo di Cristo, mezzo per i quali la “grazia del Giordano” è estesa ad ognuno di noi personalmente. Come indicazione dello stretto collegamento fra il battesimo di Cristo e il nostro battesimo, si può notare che la preghiera alla Grande Benedizione delle Acque a Teofania è quasi identica con la preghiera di benedizione da dirsi sul fonte nel sacramento del battesimo.

Ma la discesa di Cristo nel fiume ha anche un altro significato. Quando il Cristo discese nelle acque, non soltanto Egli ci portò con Sé e ci purificò, ma Egli purificò la natura delle acque stesse. Come sottolinea il tropario della conclusione della festa: “Cristo è apparso nel Giordano per santificare le acque”. La festa della Teofania ha quindi anche un aspetto cosmico. La caduta degli ordini angelici, e dopo la caduta dell’uomo, ha interessato tutto l’universo. Tutta la creazione di Dio fu con ciò distorta e sfigurata; per usare il simbolismo dei testi liturgici, le acque divennero una “tana di dragoni”. Cristo venne dunque sulla terra per redimere non solo l’uomo, ma – attraverso l’uomo – l’intera creazione materiale. Quando Egli entrò nelle acque, raffigurando per anticipazione la nostra rinascita nella fonte, effettuò la purificazione delle acque, la loro trasfigurazione in un organo di guarigione e di grazia; Se l’acqua rappresenta un mezzo di grazia soprattutto nel sacramento del battesimo, essa è anche usata come un mezzo di santificazione in molte altre occasioni. Ecco perché gli Ortodossi sono incoraggiati a bere l’acqua che è stata benedetta a Teofania e ad aspergersi da soli con essa; essi la portano nelle loro case, e la conservano per usarla di volta in volta. In tutto questo essi non sono colpevoli di superstizione. Se essi fanno così, è perché credono che in virtù dell’Incarnazione di Cristo, del suo Battesimo e Trasfigurazione, tutte le cose materiali possono essere sante e “portatrici di spirito”. “Alla tua apparizione nel corpo, la terra fu santificata, le acque benedette, il cielo illuminato”[9]. Questo, del resto, è parte del significato della Teofania: agli occhi di uno che è Cristiano, niente dovrebbe mai apparire triviale o insignificante, poiché la redentiva e trasformante grazia del Salvatore si estende a tutte le cose, anche se in apparenza umili. A Teofania c’è la stessa enfasi come a Natale circa la pienezza di Sé del Cristo, sul contrasto fra l’intima gloria che come Dio Egli mai cessò di possedere, e la sua totale umiltà come uomo. Dio in natura, nella Sua umiliazione. Egli non rifiutò il battesimo da Giovanni: “Come un servo Tu hai abbassato la Tua testa sotto le mani del servo”[10]. “Uno della Triade ha chinato il suo capo ed ha ricevuto il battesimo”[11]. Per enfatizzare ciò più vividamente, riferimenti costanti sono fatti alla perplessità e all’esitazione del Battista: “Il Precursore tremò e gridò dicendo: Come può il lampo illuminare la Luce? Come può il servitore porre le sue mani sul Maestro? O Salvatore, che hai tolto i peccati del mondo, santifica me e le acque”[12]. Questo tema è specialmente sviluppato nel giorno seguente la festa, Sinassi di san Giovanni il Battista.
 

Mother Mary and P. Kallistos (Ware), “The Festal menaion”, Faber and Faber, London, 1969, pp. 55-59,
trad.
A.G. (in Italia Ortodossa [vecchia serie], anno V n. 17 1982).

 

 

[1] La pre-festa ha inizio il 2 gennaio e la meta-eortia si conclude il 14. I tropari della pre-festa introducono gradualmente al mistero che ci si prepara a celebrare: “Preparati Zabulon ed anche tu, Neftali, disponiti; o fiume Giordano, arresta il tuo corso e ricevi il Signore che viene per essere immerso. Rallegrati, Adamo, assieme alla Progenitrice: non nascondetevi come allora nel paradiso, poiché, vedendovi nudi, si è manifestato per rivestirvi dell’abito primiero. Cristo si manifesta volendo restaurare tutto il creato”. “Sceso in questo giorno tra i flutti del Giordano, il Signore grida a Giovanni: Non temere di battezzarmi, perché io sono venuto a salvare Adamo, primo padre” (ndr).

[2] Di origine antichissima, inizialmente sintetizzava tutti i misteri del Signore manifestatosi al mondo, da cui la denominazione al plurale di “Teofanie”; quando nel IV secolo l’evento della nascita, cioè della manifestazione nella carne del Salvatore cominciò ad essere celebrato separatamente il 25 dicembre, la festa delle Teofanie si riferì solo alla seconda manifestazione del Salvatore, quella all’inizio della sua vita pubblica in occasione del suo battesimo nel Giordano. I testi liturgici di questa festa riassumono bene i misteri fondamentali della fede cristiana: l’Incarnazione del Logos con la sua natività nella carne e l’unità Triadica di Dio. Anche in questo giorno, come a Pasqua, venivano battezzati i catecumeni (ndr).

[3] Il 5 gennaio è giorno di grande digiuno “fino all’apparizione della prima stella”, cioè fino a sera; se il giorno cade di sabato o di domenica il digiuno è anticipato al giorno precedente (ndr).

[4] Mattutino della festa, primo sticheron alle Laudi.

[5] Mattutino, ypakoì.

[6] Mattutino del 5 gennaio, Canone, Cantico Nono.

[7] Mattutino della festa, Primo Canone, Cantico Quinto.

[8] Compieta del 5 gennaio, Canone, Cantico Primo.

[9] Compieta del 5 gennaio,Canone, Cantico Quarto.

[10] Compieta del 5 gennaio, Canone, Cantico Primo.

[11] Mattutino della festa, Primo Canone, Cantico Nono.

[12] Benedizione delle Acque.

 

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