Lògos
[un’elogio di Clemente di Alessandria alla Luce di Dio]

 

Salve, o Luce. Una luce brillò dal cielo su noi, che eravamo seppelliti nelle tenebre, e chiusi nell’ombra della morte, una luce più pura del sole, più dolce della vita di quaggiù. Quella luce è la vita eterna, e quante cose partecipano di essa, vivono; ma la notte teme la luce e nascondendosi per la paura lascia il posto al giorno del Signore: l’universo è diventato luce insonne, e l’occidente si è trasformato in oriente. Questo è ciò che ha voluto dire “la nuova creazione”: giacché “il sole di giustizia” che cavalca l’universo, percorre in modo uguale tutto il genere umano, imitando il padre suo che “fa sorgere il suo sole su tutti gli uomini” e sparge su di essi la rugiada della verità. Egli trasformò l’occidente in oriente e crocifisse la morte in vita e, avendo strappato l’uomo dalla rovina, lo elevò al cielo, tramutando la corruzione in incorruttibilità e trasformando la terra in cielo – egli, l’agricoltore divino, “che mostra i presagi favorevoli e desta i popoli al lavoro”, che è buono, “richiamandoci alla memoria la vita” vera e largendoci l’eredità del padre, eredità grande veramente e divina e che non può essere tolta, per mezzo del celeste insegnamento facendo un Dio dell’uomo, “dando leggi alla loro mente e scrivendole nel cuore di essi”.

Clemente Alessandrino, Protreptico 11, 88, 114.

 

 

 

 

Pagina iniziale