Hierotheos
Vescovo-Metropolita di Nafpaktos (Lepanto)
La secolarizzazione
nella Chiesa e nella teologia
(Traduzione tratta da: Metropolitan Hierotheos of Nafpaktos,
Secularism in Church, Theology and Pastoral Care)
Vocabolario di alcuni termini utilizzati:
Nous = facoltà dell’anima mentre opera nel cuore umano quando viene ripristinata la sua normale attività con il concorso simultaneo della Grazia divina e dell’ascesi purificatrice. Con il seguente è un termine patristico.
Theoria = visione di Dio
Questa traduzione è tratta da un libro del vescovo di Lepanto. La Chiesa e la teologia che il vescovo analizza è quella ortodossa, anche se qua e là accenna brevemente al cristianesimo occidentale. Il secolarismo, che in Occidente ha pervaso ogni cosa, si pone nell’Ortodossia come una tentazione. È indubbio che, attraverso questo modo di essere, si scardina dall’interno il senso stesso dell’essere cristiani. È perciò che le parole del vescovo vibrano con fermezza distinguendo ciò che vale dal caduco e depistante prodotto secolare. Per comprendere il cristianesimo non si potrà mai battere una via minimalista ma bisogna avere il coraggio d’assumere la prospettiva dei Padri, prospettiva che implica ascesi e preghiera. In questo modo il cristianesimo si sposta dall’esterno dell’uomo (intellettualismo-estetismo-sentimentalismo) all’interno di sé. Questo è l’unico modo per poter veramente capire e riscoprire la ricchezza patristica quale vivo fermento per rinnovare l’uomo e la Chiesa.
La penetrazione della secolarizzazione nella Chiesa è direttamente legata alla perdita del vero obiettivo della Chiesa stessa. Una Chiesa che non s’inspira a quanto è stato sopra riferito [l’ascesi della persona], è una Chiesa che non guarisce l’uomo ma è interessata ad altre cose; perciò si secolarizza. È in questo senso che parliamo di laicismo nella Chiesa. Ora ci volgeremo a considerare alcuni casi che illustrano la secolarizzazione della Chiesa.
Possiamo dire che la Chiesa diviene secolare quando è considerata come un’organizzazione religiosa. C’è una differenza enorme tra Chiesa e religione. La religione parla di un Dio impersonale che abita nei Cieli e dirige il mondo da lassù. L’uomo, attraverso vari riti, deve placare Dio e stabilire una comunicazione con Lui. Ma la Chiesa è il Corpo di Cristo che ha assunto la natura umana e, in questo modo, esiste una comunione tra l’uomo e Dio nella Persona di Cristo. Tale fatto, naturalmente, non può impedire che nella Chiesa vi siano alcuni cristiani che hanno nei riguardi di Dio un sentimento religioso. Questo, comunque, accade nei livelli più bassi della vita spirituale e costituisce un’immaturità spirituale dove non esiste una definitiva buona volontà e tendenza a maturare spiritualmente per arrivare ad una comunione e unità con Dio. Attraverso una Chiesa secolarizzata vengono semplicemente soddisfatti i cosiddetti sentimenti religiosi degli uomini, nulla più! Essa viene notata per le sue belle cerimonie ma trascura tutta la ricchezza neptica (=ascetica) e terapeutica posseduta dalla Chiesa.
Inoltre, la Chiesa è secolarizzata quando è vista come un campo ideologico e un sistema ideologico, non collegato alla vita. I sistemi ideologici sono inspirati da idee astratte e sono imbevuti dall’idealismo che caratterizza tutti i sistemi antropocentrici basati sulla filosofia; essi sono contro il materialismo. Le idee non hanno molta relazione con la vita e la trasformazione dell’uomo. L’idealismo è creato dalla razionalità umana ed è presentato nella formula di argomenti e d’idee.
La Chiesa non funziona come un’ideologia. Non ha semplicemente alcune idee, o possiede le migliori e la maggior parte d’idee perfette che si contrappongono ad altre. La Chiesa ha la vita, ha veramente la vita vera, frutto della comunione tra l’uomo e Dio. San Gregorio Palamas scrive: “Ogni affermazione si oppone ad un’altra”. Ogni argomento si confronta con un contro-argomento. Ciò può essere chiaramente visto nello sviluppo di molte idee filosofiche. Ma chi può trarre un confronto con la vera vita, ed in particolare, con la vita che sconfigge la morte? La Chiesa non ha idee. Ha la vita, che trascende la morte.
È errato ed è frutto di una mentalità secolarizzata contrapporre la Chiesa alle vecchie o moderne ideologie e ai moderni sistemi politici socio-ideologici. La Chiesa non copia semplicemente i metodi e le abitudini di altri sistemi sociali e filosofici. Possiede, invece, una vita che non s’identifica con i fini dei sistemi idealistici. Naturalmente quando la Chiesa guarisce l’uomo questo ha pure importanti conseguenze sociologiche, ma ciò è un prodotto, un risultato, mai la causa o il principio.
La Chiesa secolarizzata è il campo di pensieri umani e idee astratte. La Chiesa reale e vera è come una vera medicina ed una particolare chirurgia. Un chirurgo non può mai impegnare la filosofia e la cultura, non può mai meditare mentre compie un’operazione chirurgica. Davanti a lui c’è un paziente che vuole guarire e cerca la pienezza della salute. Similmente la Chiesa, ha di fronte a sè un paziente; non può mai meditare o filosofizzare. La Chiesa stessa passa attraverso l’esperienza del mistero della Croce di Cristo ed assiste l’uomo mentre esperimenta lo stesso mistero nella sua vita personale. L’esperienza del mistero della Croce è il pentimento più profondo attraverso il quale il nous è trasformato. Così, contrariamente al movimento naturale, si acquisisce un moto secondo natura e sopra la natura stessa. Inoltre, la Chiesa diviene secolare quando è degradata ad un organizzazione sociale, come molte altre organizzazioni nella società. È stato spesso affermato che la Chiesa è l’istituzione suprema della Nazione. Ma la Chiesa non può essere considerata come un’istituzione della Nazione, neppure come un’istituzione suprema. Può essere la sostanza della Nazione, la tradizione della Nazione dal momento in cui la Nazione rimane inestricabilmente allacciata alla tradizione della Chiesa e i membri della Nazione sono simultaneamente Membri della Chiesa. La Chiesa, comunque, non può divenire mai un’istituzione. Quando una rivoluzione finisce in una burocrazia, perde il suo valore e questo causa la sua decadenza. Lo stesso è vero per la Chiesa. Essendo un Ospedale spirituale che cura l’uomo, la Chiesa non può essere considerata come un’istituzione in sostegno della società, adatta per l’addomesticamento del cittadino.
Sfortunatamente oggi alcuni vedono la Chiesa come un’organizzazione necessaria, utile per la società, e valutano il suo ruolo secondo la sua utilità sociale. Per molti la Chiesa è vista come Prometeo, per mantenere l’ordine pubblico nel ruolo di Epimeteo. Ciò significa che la Chiesa può essere abbastanza buona per la società se fa un ruolo di ordine per evitare l’intervento della polizia. Quando la Chiesa fallisce, la polizia interviene. Certamente non si può vedere la beneficenza della Chiesa in tali ambiti. Un cristiano guarito non causa alcuna tribolazione per l’ordine pubblico. Ma non dovremmo vedere la presenza della Chiesa solo in questo campo perché allora le assegniamo un ruolo secolarizzato.
Ci sono altri, sfortunatamente, che non osservano il ruolo profetico e santificante della Chiesa, che consiste nella santificazione dell’uomo e di tutto il mondo. Essi accettano la Chiesa come se fosse un mero elemento decorativo. Hanno bisogno di varie cerimonie estetiche e vengono conquistati da questa realtà. Altri possono credere che la presenza della Chiesa è richiesta per ottenere un più ampio consenso sociale. Ma, come è stato puntualmente osservato, pure gli atei rigettano una tale chiesa.
Posso pure aggiungere che una tale chiesa secolarizzata causa la disperazione degli atei. Essi possono averne bisogno nel tempo della loro esistenza, perché gli è utile, ma gli darà una pesante delusione se avranno bisogno della vera presenza della Chiesa.
Oggi c’è una generale tendenza a vedere una Chiesa secolare come se fosse più utile per le moderne necessità sociali. Posso aggiungere che c’è una crescente tendenza ad adattare i sermoni e l’insegnamento della Chiesa a queste necessità sociali, necessità di una società che funziona in modo antropocentrico perché temiamo un rifiuto da parte della società stessa. I Protestanti e, generalmente, le “Chiese” occidentali sono cadute in questa tentazione e ciò è avvenuto perché si è creata molta disperazione in coloro che cercano una terapia, in coloro che cercano una vera chiesa per essere curati.
Una Chiesa che crocifigge invece di essere crocifissa, che ha l’esperienza della gloria mondana invece della gloria della Croce, una Chiesa che cade davanti alle tre tentazioni di Cristo nel deserto invece di contrastarle, è una Chiesa secolarizzata. Una tale Chiesa è destinata ad ospitare una società decaduta e a farla permanere nel suo stato; sparge delusione e disperazione a coloro che cercano qualche cosa di più profondo e di più effettivo.
[...]
Dal momento che la teologia è la voce fedele della Chiesa, ne deriva che quanto è stato detto sulla Chiesa fino ad ora riguardi pure la teologia. Tenteremo di esporre questo particolare argomento per vedere il modo in cui una determinata teologia ortodossa si sia secolarizzata. La teologia è il logos su Dio (theo-loghia). È scontato che colui che parla di Dio deve conoscere Dio. Nella Chiesa ortodossa si afferma che la conoscenza di Dio non è intellettuale ma spirituale, cioè è connessa alla comunione dell’uomo con Dio. Nell’insegnamento di san Gregorio Palamas, la visione della Luce increata è strettamente legata alla divinizzazione dell’uomo, alla comunione dell’uomo con Dio e alla conoscenza divina. Ecco perché la teologia coincide con la visione di Dio e il teologo è identificato con il veggente. Chi parla di Dio riflettendo attorno alla sua realtà può ugualmente essere chiamato teologo perché i Padri attribuiscono il termine teologo anche ai filosofi. Ma alla fine da un punto di vista ortodosso, teologo è principalmente colui che ha testimoniato la Gloria di Dio o, quanto meno, chi accoglie l’esperienza di coloro che sono stati divinizzati. In questo senso i teologi sono i veggenti di Dio, coloro che hanno raggiunto la Rivelazione divina. San Paolo è un teologo di tal genere. Egli è stato portato fino al terzo cielo e in diverse occasioni descrive le sue esperienze apocalittiche. Ciò avviene così frequentemente che san Giovanni Crisostomo, parlando di san Paolo, afferma che nelle sue epistole ci sono misteri maggiori rispetto ai Vangeli, sostenendo che “Cristo ha dichiarato cose più importanti e implicite attraverso san Paolo che attraverso di sè”.
San Paolo, come egli stesso dice parlando in terza persona, è stato rapito “fino al terzo cielo” (2 Cor 12, 2). A questo punto mi piace ricordare l’interpretazione di san Massimo il Confessore, secondo la quale i tre cieli sono, in realtà, i tre livelli della vita spirituale. Il primo cielo rappresenta il fine della filosofia pratica e comporta la purificazione del cuore con l’espulsione di ogni pensiero. Il secondo cielo rappresenta la theoria naturale, cioè la conoscenza delle intime essenze degli esseri quando l’uomo, attraverso la Grazia di Dio, diviene degno di accedere a ciò. In questo stato egli raggiunge l’incessante preghiera intima. Il terzo cielo rappresenta la theoria, la teologia attraverso la quale con la Grazia divina e la conquista del nous si riceve, nella misura del possibile, la conoscenza dei misteri di Dio e la conoscenza di tutti i misteri del Regno del cielo. Questa è “l’ignoranza superiore ad ogni conoscenza” secondo il caratteristico detto di sant’Isacco il Siro. Quest’ignoranza relativa alla conoscenza umana, è la vera conoscenza di Dio. Perciò la teologia è il terzo cielo ossia un risultato, una conseguenza della purificazione del cuore e dell’illuminazione del nous. Tutte queste realtà sono riscontrabili nell’insegnamento di san Massimo il Confessore. Per Massimo, quello che viene visto deve essere crocefisso e tutti i pensieri devono essere sepolti. Solo allora il logos sorge in noi stessi, l’uomo ascende alla theoria e diviene un vero teologo. Ciò significa che la teologia ortodossa è strettamente connessa all’ascesi e non può essere concepita al di fuori di essa. Discutendo sulla vera teologia, penso valga la pena di ricordarci del discorso di san Niketas Stethatos sull’interpretazione del Paradiso. Un membro integrale della Tradizione ortodossa, il beato Niketas, analizza dettagliatamente come il Paradiso creato da Dio nell’Eden sia “il campo della filosofia pratica’’. L’albero della conoscenza del bene e del male è la theoria naturale, mentre l’albero della vita è la teologia mistica. Quando il nous dell’uomo è purificato, è possibile avvicinarsi all’albero della conoscenza del bene e del male e acquisire il dono della teologia. Questo è il percorso seguito da tutti i santi Padri e ciò dimostra perché essi sono stati ritenuti dei chiari teologi ecclesiastici e dei veri pastori per il popolo di Dio. Al contrario, gli eretici hanno sempre provato e cercano ancora di costruire una teologia seguendo altre modalità, con un cuore impuro e con il razionalismo, non attraverso la filosofia pratica, la theoria naturale e la teologia mistica. Per questa ragione essi hanno fallito e sono stati rifiutati dalla Chiesa di Cristo.
Quando la teologia non rientra in questo quadro, nel quale si muovevano tutti i santi Padri, allora non è ortodossa ma secolare. La teologia secolare è riscontrabile in Occidente, laddove si analizzano e si interpretano le Sacre Scritture attraverso un intelletto umano impuro, al di fuori dei corretti requisiti patristici. Sfortunatamente, in alcuni casi quest’atteggiamento è penetrato pure nella nostra realtà. Un tipico esempio di teologia secolare che si situa all’esterno del quadro patristico tradizionale, è la cosiddetta teologia scolastica, sviluppatasi in Occidente tra l’XI e il XV secolo. Essa ha ricevuto tale denominazione perché proveniva dalle varie scuole che la coltivavano. La sua principale caratteristica era quella di collegarsi ad una filosofia, particolarmente a quella di Aristotele, tentando di spiegare razionalmente ogni realtà che si riferisce a Dio. La teologia scolastica ha cercato di comprendere razionalmente la Rivelazione di Dio e di armonizzare tra loro teologia e filosofia. È significativo che Anselmo di Canterbury, vissuto nel XII sec., abbia affermato: “Credo nella misura in cui comprendo’’. Gli scolastici hanno iniziato con un a priori (l’accettazione di Dio) cercando in seguito di verificarne l’esistenza con argomentazioni razionali e categorie logiche. Nella Chiesa ortodossa si afferma, come viene espresso dai santi Padri, che la fede è la Rivelazione di Dio all’uomo. La fede viene accettata perché è stata proposta, non per poter essere compresa successivamente, ma per purificare il cuore, raggiungendo la fede stessa attraverso la theoria e l’esperienza della Rivelazione. La teologia scolastica, d’altra parte, ha accolto qualche cosa con un a priori e ha dovuto lottare non poco per poterlo comprendere razionalmente. La teologia scolastica ha raggiunto il suo vertice con san Tommaso d’Aquino, un santo della Chiesa latina. Egli ha dimostrato che le verità cristiane sono divise in naturali e soprannaturali. Le verità naturali, come la verità dell’esistenza di Dio, possono essere verificate filosoficamente; le verità soprannaturali, come il dogma trinitario, l’incarnazione del Logos e la risurrezione dei corpi, non possono essere verificate filosoficamente ma possono essere mostrate come non irrazionali. Lo scolasticismo ha connesso strettamente la teologia alla filosofia e, in particolare, alla metafisica; il risultato è stato quello di alterare la fede, mentre la teologia scolastica è stata completamente screditata quando il modello metafisico prevalente in Occidente è crollato. Davanti alla tragedia della fede in Occidente nei nostri tempi non si dovrebbe assolvere lo scolasticismo. I santi Padri insegnano che non esiste alcuna distinzione tra il naturale e il metafisico ma solo tra il creato e l’increato; essi non hanno mai accolto la metafisica aristotelica. Ma questo esce dal nostro argomento e, in questa sede, non è possibile approfondirlo ulteriormente. I teologi medioevali hanno considerato la teologia scolastica come un eccellente sviluppo della teologia patristica. L’insegnamento franco della superiorità scolastica sulla teologia patristica nasce in quest’ epoca. Così, gli scolastici che si basano sulla ragione, si considerano superiori ai Padri della Chiesa. Essi giungono addirittura a considerare la conoscenza umana come un prodotto della ragione più alto rispetto alla Rivelazione e all’esperienza.
È in questa prospettiva che dobbiamo situare il conflitto tra san Gregorio Palamas e Barlaam il Calabro. Barlaam era essenzialmente un teologo scolastico che ha tentato di portare la teologia scolastica nell’Oriente ortodosso. La sua ottica era quella della teologia scolastica che, in realtà, costituisce una teologia secolare. Barlaam credeva che non possiamo sapere esattamente cosa sia lo Spirito Santo. Tale posizione non può che sfociare nell’agnosticismo. Per il Calabro gli antichi filosofi greci erano superiori ai Profeti ed agli Apostoli, visto che la ragione è superiore alla theoria manifestata agli Apostoli stessi; la Luce della Trasfigurazione è qualche cosa che come viene irradiata si estingue [= è una creatura]; il modo di vita esicasta, cioè la purificazione del cuore e l’incessante preghiera noetica, non è necessaria, ecc. San Gregorio Palamas ha visto in tutto ciò un pericolo per l’Ortodossia e, col potere e l’energia dello Spirito Santo, oltre all’esperienza che aveva personalmente acquisito divenendo portatore e continuatore dell’opera patristica, ha combattuto questo pericolo mortale conservando la fede non adulterata e la Tradizione ortodossa. Sfortunatamente, il barlaamismo, che è un’espressione teologica scolastica occidentale e rappresenta una teologia secolare matura, s’è infiltrato nell’Oriente ortodosso per altre vie. Possiamo osservare nella vita teologica della chiesa moderna le manifestazioni dello scolasticismo e del barlaamismo. Naturalmente negli ultimi anni esiste uno sforzo evidente per purificare la nostra teologia dalla prigionia babilonese dello scolasticismo occidentale; esiste un grande sforzo per rompere l’accerchiamento che la prigione della teologia scolastica ha creato alla teologia ortodossa. Ma dobbiamo andare avanti simultaneamente alla sperimentazione della teologia ortodossa [nella vita]. La teologia ortodossa non è una conoscenza intellettuale ma piuttosto un’esperienza di vita, unita strettamente al cosiddetto esicasmo. La teologia secolare, che è un’espressione dello scolasticismo, oggi si manifesta in diverse maniere. Ne indico alcune.
– Una è la maniera dove basiamo l’intera teologia sulla ragione e sul pensiero. Pensando alla fede ortodossa, razionalizziamo le verità di fede o semplicemente scriviamo una storia della teologia. Così si raggiunge un punto di osservazione teologico simile a quello di una qualunque altra filosofia su Dio e viene completamente ignorato il metodo profondamente terapeutico della nostra Chiesa.
– Un altro modo di esperimentare il barlaamismo e lo scolasticismo consiste nel limitare la teologia all’estetica. La teologia viene così ridotta ad estetismo. Si scrivono diversi libri e vengono intraprese lunghe analisi sull’ arte ortodossa, si studiano le scuole di iconografia, si accoglie il gran valore dell’ arte bizantina mentre, contemporaneamente, si tratta con disprezzo e si trascura l’ascesi e il metodo esicasta che stanno alla base di qualsiasi arte ortodossa. La purificazione, l’illuminazione e la divinizzazione sono le basi di tutte le arti della Chiesa Ortodossa, dei suoi atti e dei suoi misteri.
– Un’altra maniera di raggiungere la secolarizzazione avviene quando si cerca la rinascita nella vita liturgica ecclesiastica senza simultaneamente scoprire e vivere la vita ascetica della Chiesa. Ci si concentra continuamente sulla comunione dei Sacramenti senza simultaneamente collegarsi ai livelli di perfezione spirituale, cioè alla purificazione, all’illuminazione e alla divinizzazione. Per comunicare i propri studi in proposito si intraprendono degli sforzi così grandi che le persone comprendono solo logicamente la Divina Liturgia. Contemporaneamente non viene creato uno sforzo parallelo per esperimentare lo spirito del culto ortodosso. In alcuni casi si cerca addirittura di abolire l’iconostasi in modo che i laici possano vedere quanto avviene dietro di essa, senza chiedersi la ragione per cui la Chiesa ha istituito l’iconostasi stessa e la lettura silenziosa di certe preghiere.
Tutte queste cose non sono indipendenti dalla secolarizzazione della teologia ecclesiastica. L’insegnamento di san Massimo il confessore e la ricerca storica rivelano molte cose su questo punto. I catecumeni non possono pregare con le stesse preghiere come i battezzati e viceversa. Se studiamo l’insegnamento di San Simeone il Nuovo Teologo su chi sia realmente il catecumeno possiamo capire perché la Chiesa ha istituito l’iconostasi e ha praticato la lettura silenziosa di certe preghiere.
Comunque, quando la nostra vita non è collegata alla cosiddetta vita esicasta, quando non è ascetica, allora è secolare, è teologia scolastica, è teologia barlaamita anche se combattiamo contro la teologia occidentale e ci sforziamo d’essere ortodossi.
Pubblicato originariamente in: http://digilander.libero.it/ortodossia/vlachos.htm