Fozio tra realtà e leggenda

 

La questione sul Patriarca Fozio e il giudizio che su di lui si è dato, è dipeso da una molteplicità di fattori. Lungamente disprezzato nella storiografia occidentale ed esaltato in quella orientale è stato poco per volta riscoperto in Occidente per opera di studiosi di grande apertura e intelligenza. 

Uno di essi è stato François Dvornik.

Il giudizio negativo su Fozio è dipeso anche dalla considerazione dell’ecumenicità del Concilio che lo ha condannato.

Riguardo a questo concilio (non riconosciuto dall’Oriente) Dvornik nota:

“Siamo dunque arrivati alla fine delle nostre indagini sull’ecumenicità dell’ottavo concilio, con dei risultati che paiono sorprendenti, almeno di primo acchito. L’ottavo concilio non era contato tra i concili ecumenici dalla Chiesa romana dall’880 fino agli inizi del XII secolo. Fino a quest’epoca le due Chiese erano perfettamente d’accordo su quest’importante punto. È grazie ad un singolare errore dei canonisti della fine dell’XI secolo che questo Concilio è apparso sulla lista dei Concili ecumenici. Infatti il canone XXII, interdicente ai laici di mischiarsi nelle elezioni episcopali, ‘scoperto’ dai canonisti dell’epoca gregoriana, ha grandemente contribuito alla popolarità di questo concilio in Occidente e ha facilitato ‘l’operato’ dei canonisti. Almeno fino al XII secolo non esiste alcuna decisione della Santa Sede che includa tale Concilio tra i sinodi ecumenici. Il fatto che tale Concilio figurasse tra i venerabili sinodi ecumenici dovrà necessariamente influenzare [negativamente] il giudizio degli Occidentali sull’affaire foziano. Tale circostanza divenne un fattore importante nell’evoluzione di quello che noi chiamiamo ‘la leggenda foziana’ nel mondo occidentale”. (François Dvornik, Lo scisma di Fozio, storia e leggenda [in francese], Editions du Cerf, 1950 Paris, p. 295).

La leggenda nera su Fozio al quale si attribuiva la causa della divisione tra la Chiesa di Oriente e quella di Occidente decolla lentamente al punto che nei primi secoli successivi alla sua morte in Occidente non se ne conosceva neppure il nome!

La lettera di papa Clemente IV del 14 settembre 1267,

“... mostra bene la versione allora corrente in Occidente nel XIII secolo sulla storia di Fozio, e come ci si interessasse poco alla sua persona poiché il papa non conosceva neppure il suo nome. La leggenda foziana che rese Fozio responsabile dello scisma orientale era in formazione. Ciononostante il papa non sembrava conoscere per nulla una seconda condanna di Fozio da Roma, almeno non ne dice niente” (Ibidem, p.477).

Purtroppo più il tempo corse più si affermò un giudizio negativo su Fozio. Tale giudizio si stabilizzò a partire dall’epoca barocca. Dvornik ne scopre i motivi che hanno favorito la leggenda nera foziana.

“Alla fine di tutto abbiamo, alla fine, dopo tante ricerche, trovato colui che è il vero responsabile dell’origine della leggenda foziana: è [il cardinal] BARONIO. Ciononostante non dobbiamo essere severi verso il cardinale. Aveva, l’abbiamo visto, qualche predecessore. Dal momento che l’ottavo concilio era stato introdotto in Occidente nel numero dei concili ecumenici e, dal momento che divenne assai popolare – grazie soprattutto ai canonisti dell’XI e del XII secolo – fu preparato il terreno affinché un giorno sorgesse la leggenda foziana. Il seme era stato gettato. Abbiamo visto come, poco a poco, prese radici e apparve in superficie. Il clima del Medioevo era assai favorevole a questa specie di pianta. Nell’epoca in cui l’importanza e la potenza del papato andava crescendo incessantemente, l’uomo che una volta si sapeva essersi rivoltato contro il papa non poteva ispirare alcuna simpatia, dal momento che la sua condanna era stata confermata da un Concilio considerato come ecumenico, un Concilio i cui canoni resero un ottimo servizio alla Chiesa occidentale.

[Il cardinal] BARONIO era ancor più imbevuto di questi sentimenti rispetto ai suoi predecessori, poiché egli doveva difendere giustamente l’autorità dei sommi pontefici attaccata e disprezzata dai protestanti” (Ibidem, p. 507).

[...]

“Grazie all’autorità di BARONIO e dei suoi imitatori, la sorte di Fozio sembrava decisa per sempre. Si era fermamente convinti che tutto quello che BARONIO aveva scritto su questo patriarca fosse rigorosamente vero. Si volle pure esigere ai Ruteni che volevano unirsi con la Chiesa romana (nel 1720) un giuramento speciale per il quale essi proclamassero tra l’altro:

‘Suscipio... Constantinopolitanam [Synodum] quartam, octavam in ordine, ac profiteor in ea Photium merito fuisse damnatum, et sanctum Ignatium patriarcham restitutum’ ” (Ibidem, p. 515).

“Possiamo, concludendo questa lunga ricerca, ritrovare per farlo nostro, quello spirito di riconciliazione che regnava a Costantinopoli nel 920 quando gli ultimi echi delle lotte attorno a Fozio e alla tetragamia di Leone VI furono tacitati dalle decisioni del Concilio tenuto sotto l’imperatore Romano Lacapeno e il patriarca Nicola il Mistico. Dopo aver ricevuto la dichiarazione di riconciliazione tra le parti avverse – il famoso Tomus Unionis – i Padri misero fine a tutti i dissensi e gli scismi con le loro acclamazioni.

Tale scena finale di rappacificazione fece una tale impressione sui fedeli che la Chiesa ortodossa ha, durante i secoli, ricordato l’avvenimento nella liturgia della Domenica dell’Ortodossia. È la commemorazione della vittoria della Chiesa orientale sull’ultima eresia, l’iconoclasmo e i suoi seguiti. Le cattedrali risuonarono delle seguenti parole ripetute tre volte di seguito dal diacono e dai fedeli in ricordo delle lotte del IX secolo:

Eterna memoria a IGNAZIO e a FOZIO, patriarchi ortodossi rinomati. Quanto fu scritto e detto contro i santi patriarchi Germano, Tarassio, Niceforo e Metodio, IGNAZIO, FOZIO, Stefano, Antonio e Nicola, sia per sempre ANATEMA! ANATEMA! ANATEMA!’” (Ibidem, pp. 584-585).

Pubblicato originariamente in: http://digilander.libero.it/ortodossia/FozioDvornik.htm

 

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