SANT’ADRIANO E I SUOI COMPAGNI

 

Adriano, insieme ad altri cristiani di cui Dio conosce il nome, fu martire di Cristo a Nicomedia, la Chiesa Ortodossa lo commemora insieme alla sua sposa Natalia il 26 agosto.

 

 

 

Adriano subì il martirio sotto Massimiano imperatore. Massimiano stava sacrificando agli idoli nella città di Nicomedia, e per suo ordine fu data la caccia a tutti i cristiani: chi per timore della pena, chi per sete del denaro altrui, i vicini portavano al supplizio i vicini, i parenti portavano le persone che vivevano sotto il loro stesso tetto. Fra di essi, trentatré furono portati davanti al re, che disse loro:

– Non avete sentito dire che c’è una pena per i cristiani?

– L’abbiamo sentito dire e abbiamo riso della stupidaggine della tua disposizione.

Il re si adirò e li fece battere con fruste di nervo crudo e fece loro spaccare la faccia a pietrate; presa poi nota della loro confessione, li fece mettere in catene e rinchiudere in carcere.

Adriano, che era a capo dei soldati, rimase ammirato della loro costanza e disse loro:

–Vi scongiuro per il vostro Dio, ditemi, che ricompensa attendete per i tormenti che state patendo?

– Occhio umano non ha mai visto, né orecchio ha mai udito, né cuore ha mai potuto concepire le cose che Dio prepara per chi lo ama pienamente, – risposero i santi.

Adriano allora si fece avanti e disse:

– Prendete nota anche del mio nome insieme a questi! Anch’io sono cristiano.

Quando l’imperatore lo sentì e constatò che non voleva sacrificare, lo fece incatenare e rinchiudere in carcere. Sua moglie Natalia, sentito che era in carcere, si stracciò le vesti, piangendo e singhiozzando, ma quando seppe che era stato imprigionato per la sua fede in Cristo, piena di gioia corse al carcere e baciò le catene del marito e di tutti gli altri: era infatti cristiana, ma dato che la persecuzione infuriava non l’aveva detto a nessuno. Disse poi al marito:

– Tu sei felice, mio signore Adriano, poiché hai trovato ricchezze che non ti hanno lasciato in eredità i tuoi genitori; si troveranno a essere privi di queste ricchezze anche quelli che ne posseggono molte, quando giungerà il momento in cui non si potrà più prenderne a prestito né farsene dare da altri. Allora nessuno potrà liberare altri dalla loro pena, né il padre potrà liberare il figlio, né la madre la figlia, né il servo il padrone, né l’amico l’amico, né le ricchezze potranno liberare chi le possiede.

Dopo che la moglie lo ebbe esortato a non tenere in conto la gloria terrena, e a dimenticare anche gli amici e i genitori per tenere sempre il cuore rivolto alle cose del cielo, Adriano le rispose:

– Vai, sorella mia, e al momento della mia passione ti farò venire a vedere quale sarà la mia fine.

Raccomandò il marito agli altri santi perché lo confortassero e tornò a casa sua. Poi Adriano, quando seppe che ormai era prossimo il giorno della sua passione, dette dei compensi ai carcerieri e, ponendo i santi che erano con lui a garanti della sua parola, se ne andò a casa ad avvertire Natalia, come le aveva promesso, di essere presente al momento della loro passione. Una persona, quando vide cosa stava succedendo, corse da Natalia prima ancora che Adriano potesse arrivare, e le disse:

– Adriano è stato liberato e sta per arrivare. Natalia non credeva a quanto sentiva dire:

– E chi avrebbe potuto liberarlo dalle catene? No, che non mi succeda che sia liberato dalle catene e separato dai santi!

Proprio mentre stava dicendo queste parole, arrivò un garzone di casa e disse:

– Oh, il mio padrone è stato messo in libertà!

Natalia, convinta che avesse sfuggito il martirio, piangeva sconsolatamente, e appena lo vide, corse alla porta prima che Adriano arrivasse e gliela chiuse in faccia e disse:

– Che se ne stia lontano da me chi fugge da Dio! E che non mi tocchi parlare con la bocca di quello che ha rinnegato il Signore! – e poi rivolta a lui:

– Miserabile senza Dio, chi ti ha costretto a cominciare quello che non sei stato capace di finire? Chi ti ha separato dai santi? O chi ti ha malamente persuaso a lasciare chi vive nella pace? Dimmi, perché sei fuggito ancora prima che iniziasse la battaglia? Sei stato ferito ancor prima che volassero le frecce? E io che mi ero meravigliata a vedere qualcuno del popolo senza Dio, d’una famiglia di empi, mettersi fra le braccia di Dio! Povera me, cosa posso fare ora che mi trovo imparentata a questa famiglia di miscredenti? Non mi è stato dato di essere chiamata moglie di un martire: sono invece moglie d’un traditore: per un po’ sono stata felice e ora invece la mia vergogna durerà in eterno!

Sentendo queste parole Adriano era molto contento, sorpreso da questa bellissima e nobile ragazza, sposata da appena quattordici mesi, che aveva la forza di dire tali cose. Spronato ancor più al martirio, sentiva con grande piacere le sue parole. Vedendo però che fin troppo si straziava, le disse:

– Aprimi, Natalia, mia signora. Non sono scappato davanti al martirio come tu credi: sono invece venuto a chiamarti, come avevo promesso.

Ma Natalia ancora non ci credeva, e disse:

– Guarda come cerca di imbrogliarmi questo traditore! Guarda come mente questo falso come Giuda! Vattene via da me, sciagurato: io mi ucciderò, e così sarai finalmente contento!

Natalia non apri ancora la porta, e Adriano insistette:

– Apri, presto. Sto per andarmene, e non mi vedrai più prima della mia morte. Poi piangerai. Ho posto i santi martiri a garanti, e se i carcerieri non mi troveranno, i santi martiri soffriranno le loro torture e le mie in più.

A queste parole infine Natalia aprì, si prostrarono l’uno davanti all’altra e assieme se ne andarono alla prigione, ove Natalia per sette giorni pulì le ferite dei prigionieri con preziosi panni di lino. Il giorno fissato per l’esecuzione l’imperatore se li fece portare davanti: per gli stenti patiti non riuscivano a camminare, e allora li portarono come bestie. Adriano, con le mani legate, era trascinato dietro di loro. Adriano portava lui stesso il suo cavalletto, e fu messo poi al cospetto dell’imperatore. Natalia gli venne vicino e gli disse:

– Guarda, mio signore, di non tremare quando sarai davanti alla tortura; la tua sofferenza qui sarà breve, ma subito esulterai fra gli angeli.

Adriano rifiutò di sacrificare, e fu battuto durissimamente. Natalia corse piena di gioia dai santi che erano in carcere, e disse loro:

– Ecco, mio marito ha iniziato il suo martirio.

Il re si rivolse ad Adriano e gli disse di non bestemmiare i suoi déi, ma Adriano rispose:

– Se io sono torturato perché bestemmio i tuoi déi che non sono veri, come sarai torturato tu che bestemmi il Dio vero?

– Sono stati quei ciurmatori – rispose il re – a insegnarti queste parole.

– Perché – disse Adriano – li chiami ciurmatori, loro che so maestri di vita eterna?

Natalia riferiva man mano agli altri le parole di suo marito. Il re fece battere Adriano da quattro aguzzini molto forti, mentre Natalia andava man mano a raccontare agli altri in prigione le pene e le risposte che Adriano dava. Intanto era stato picchiato al punto che i visceri gli uscivano fuori. Allora fu incatenato e rimesso in carcere. Adriano era un giovane elegante e bello, e aveva ventott’anni. Natalia guardava il marito supino a terra, ne considerava il corpo tutto straziato: gli mise una mano sotto il capo e gli disse:

– Tu sei beato, mio signore, tu che hai avuto l’onore di essere contato tra il numero dei santi; sei beato, mia luce, perché soffri per chi ha sofferto per te! Arriva dunque alla fine, mio dolce, e vedrai la sua gloria.

Quando l’imperatore seppe che molte matrone andavano nella prigione a servire i santi, vietò loro di andarvi: ma Natalia, appena ne fu informata, si tagliò i capelli, prese un abito d’uomo e continuò a servire i santi in carcere, e col suo esempio ne indusse altre a fare la stessa cosa. Chiese poi a suo marito di ottenere che Dio la conservasse integra e la chiamasse presto a sé. L’imperatore, appena fu informato di cosa stavano facendo le matrone, fece portare un’incudine per spaccarvi sopra le gambe dei martiri, di modo che venissero prima a morte. Natalia, temendo che il marito si sarebbe spaventato vedendo le torture degli altri, chiese agli aguzzini di cominciare da lui. Quando gli furono tagliati i piedi e spaccate le gambe, Natalia gli chiese che si facesse tagliare anche una mano, per essere pari agli altri, che avevano subito ancor peggiori tormenti. Così fece Adriano, e rese lo spirito. Gli altri porsero i piedi al carnefice, e volarono al Signore. Il re dette disposizione che i loro corpi fossero cremati, mentre Natalia si nascose in seno la mano di Adriano. Quando i corpi dei martiri furono gettati fra le fiamme, Natalia volle anche lei buttarsi dentro, ma subito si scatenò un acquazzone che spense le fiamme, lasciando intatti i corpi dei martiri. I cristiani decisero di portare i loro corpi a Costantinopoli, donde potessero essere riportati nel momento in cui la Chiesa avrebbe potuto vivere in libertà. Subirono il martirio verso il 280.

Natalia restò a casa sua, conservando la mano di sant’Adriano, come consolazione della vita sua, tenendola sempre a capoletto. Qualche tempo dopo il tribuno vedendo Natalia così bella, ricca e nobile, col consenso dell’imperatore le mandò alcune matrone di alto rango per chiederle se acconsentiva a diventare sua moglie.

Natalia rispose loro:

– Chi mai avrebbe potuto dire che avrei avuto in sposo un uomo così importante? Datemi almeno tre giorni per prepararmi.

Diceva questo per prendere tempo e fuggire. Pregò Dio di conservarla intatta, e d’improvviso s’addormentò. Le apparve uno dei martiri e la consolò dolcemente, dicendole di andare al luogo ove si trovavano i corpi dei martiri. Natalia si alzò e prese con sé soltanto la mano di Adriano, e si imbarcò con molti altri cristiani. Quando il tribuno lo seppe salì anch’egli in nave con molti soldati per inseguirla, ma si levò una tempesta che fece affogare molti dell’equipaggio, costringendo la nave a far ritorno. Nel cuore della notte il diavolo sotto forma di nocchiero, con una nave fantasma, apparve a quelli che erano con Natalia, e simulando la voce del nocchiero disse loro:

– Da dove venite? Dove volete andare?

– Veniamo da Nicomedia e andiamo a Costantinopoli.

– State sbagliando rotta: andate a sinistra, che arriverete diritti.

Diceva questo per mandarli in alto mare e farli morire tutti. Quando questi fecero vela verso sinistra, apparve all’improvviso Adriano sulla nave, e disse loro di riprendere la direzione che avevano prima, aggiungendo che era uno spirito maligno quello che aveva parlato loro poco prima: e messosi davanti a loro, indicava la rotta. Natalia rivedendo Adriano fu presa da grande gioia. Navigando così arrivarono a Costantinopoli prima che fosse giorno. Quando Natalia entrò nella casa ove erano conservati i corpi dei martiri, pose la mano accanto al corpo di Adriano. Poi pregò e si addormentò. Le apparve in sogno Adriano che la salutò e le disse di raggiungerlo nell’eterna pace. Poi si risvegliò e raccontò il sogno a tutti i presenti, li salutò ed emise l’ultimo respiro. I fedeli presero il suo corpo e lo posero accanto a quello dei martiri.

 

Dalla Legenda aurea di Iacopo da Varazze, cap. XCIV;

(edd) A. e L. VITALE BOVARONE, vol II, 2006; 740-744.

 

 

 

Immagini: http://www.oca.org/

 

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