alcune accentuazioni e differenze STORICHE a fondamento del Cristianesimo Occidentale e di quello Orientale
Tale schema è puramente indicativo dal momento che tende a porre una generalizzazione non sempre e non dappertutto riscontrabile. D’altronde, serve a rispondere in forma approssimativa ma immediata a quanti chiedono, in poche parole, quale sia la differenza di “stile” tra le Chiese occidentali e quelle orientali. È un’utile informazione per un successivo e necessario approfondimento che fornisca una maggior precisazione. Certamente non è uno schema concepito per essere letto o utilizzato con fine polemico.
Temi
In Occidente
In Oriente
VERITà
Riguarda principalmente l’intelletto.
Una cosa è VERA se tale appare alla ragione.
Questo concetto intellettuale di verità si è formato nelle Università e negli studi teologici sviluppatisi dal XIII sec. in poi.
Precedentemente vi erano già i segni di questo concetto presso le scuole di orientamento agostiniano.
Questo spiega lo sviluppo di molte correnti teologiche e come, spesso, la teologia sia divenuta pura astrazione.
Questa ricerca intellettuale del vero ha posto le premesse per il successivo sviluppo degli studi e per la sensibilità umanista.
Riguarda principalmente la vita. Una cosa è VERA se è stata sperimentata nel corso della propria esistenza.
Questo concetto di verità proviene direttamente da un concetto empirico di vita cristiana praticato già anticamente e particolarmente conservato nella vita monastica.
L’intero uomo cammina, è formato ed è accompagnato nella Verità divenuta Dio-uomo in Cristo e operante nella storia di ognuno.
La teologia è dunque realtà empirica non teorica.
Ciò ha contribuito a sviluppare il misticismo e l’apofatismo (= teologia che si vive ma non si può esprimere).
DIO
Dio non è che pura sostanza, l’Essere perfettissimo, perché è somma semplicità. Per questo in Lui non esistono energie divine.
Egli è una realtà della quale è impossibile pensarne una migliore (Anselmo d’Aosta).
La somma semplicità di Dio si esprime in ciò che Egli è per se stesso e in ciò che crea nell’uomo attraverso le sue divine energie. In contatto con Dio l’uomo si purifica, s’illumina, si divinizza e diviene, a sua volta, dio per grazia.
(Sant’Atanasio di Alessandria)
DIO-TRINITà
Dio si è rivelato quale unità in tre distinte Persone.
Il Padre è Colui che genera il Figlio e dai due procede lo Spirito Santo che è l’Amore che entrambi si scambiano. (= Filioque) (Agostino d’Ippona)
Dio si è rivelato quale unità in tre distinte Persone.
Il Padre è Colui che genera il Figlio e fa procedere lo Spirito. L’amore è un’energia, non una persona!, che caratterizza tutte le tre divine Persone e s’irradia nel creato.
DIO E COSMO
Per l’Oriente
si può anche dire:
INCREATO e CREATO
Per l’Occidente
si può anche dire:
SOPRANNATURA
e NATURADio si rapporta con il cosmo con realtà create (uomini, istituzioni) altrimenti viene meno nella sua trascendenza.
La stessa grazia che Egli dà nei Sacramenti è una realtà assolutamente creata anche se detta “soprannaturale”.
Tra natura (creato) e sopranatura (Dio) non c’è compenetrazione.
Questa posizione teologica porterà inevitabilmente ad affermare l’autonomia del mondo creato da Dio!
Dio si rapporta con il cosmo attraverso le sue energie divine, increate ed eterne altrimenti non eleverebbe nessuno a sé.
Tuttavia ciò che Dio è in sé stesso è e rimarrà sempre inaccessibile.
La grazia che Egli dà nei Sacramenti è una realtà increata perché partecipa direttamente della vita divina (che, appunto, è increata)
L’Increato si compenetra continuamente con il creato (natura) lo sostiene, lo fa vivere, lo santifica. Il creato ne sente beneficio e, anche se non lo sa, vive sempre grazie a Dio (Dipendenza da Dio=teonomia).
PARADISO
Dopo morte l’uomo virtuoso parteciperà al Paradiso che è la Vita di Dio godendo di ciò che Egli è in sé.
(Non si capisce come, in questa fusione tra Dio e l’uomo, quest’ultimo continui a conservare la sua individualità)
Dopo morte l’uomo pentito (preparato) parteciperà al Paradiso che è la Vita di Dio godendo dell’irradiazione delle Sue energie. Ciò che Dio è in sé continuerà a rimanere un mistero. In questa maniera Dio rimarrà sempre Dio e l’uomo non ne verrà assorbito e annullato.
INFERNO
Dopo la morte, l’uomo peccatore partecipa all’Inferno che è la totale privazione di Dio. Privato di Dio, l’uomo soffrirà eternamente.
Sottesa a questa visione c’è un dualismo latente = il bene sta da una parte, il male da un’altra.
Dopo la morte l’uomo non pentito (impreparato) partecipa all’Inferno che non è altro se non l’incapacità di godere dell’irradiazione delle eterne energie di Dio. Dio, infatti, sarà, comunque, “tutto in tutti” (San Paolo).
Sottesa a questa visione non c’è assolutamente alcun dualismo ma un monismo: il male e il demonio, anche se opposti, non possono essere mai sullo stesso piano di Dio!
PURGATORIO
Stato di transizione per il Paradiso teorizzato nella seconda metà del Medioevo occidentale. Qui s’immagina che l’uomo sconti la pena per il peccato del quale si è pentito.
Per alleggerire l’anima dalla pena la Chiesa prega per i defunti.
Un tempo a questo concetto giuridico si sommava una “mentalità contabile” con la quale si comperavano indulgenze per diminuire “giorni” di Purgatorio.
In conformità con l’antica tradizione cristiana, l’Oriente non crede al Purgatorio come “luogo” ma ammette che, prima di giungere al suo definitivo stato, qualsiasi uomo nell’Al di là dovrà superare delle prove (o “stazioni di pedaggio”).
Per aiutare il defunto nel suo transito, la Chiesa prega per lui.
UOMO
È composto di corpo e anima.
Il corpo è la sua parte materiale, la sua anima quella spirituale.
Dio illumina l’intelletto dell’uomo e gli fa comprendere e approfondire i suoi misteri chiamandolo ad amarlo.
L’uomo ama per aver compreso, poiché “l’amore segue sempre alla conoscenza” (Tommaso d’Acquino).
Questo concetto di uomo è influenzato da una filosofia di tipo platonico.
Perciò, in alcune epoche, c’è stato chi onorava l’anima perché era bene disprezzando il corpo perché era male. Forse per questo eccesso oggi si è passati a quello opposto con un selvaggio culto del corpo.
È composto unitariamente di corpo (parte materiale), anima (parte psichica), spirito (parte nella quale Dio gli si mostra abitante).
Dio si rivela indicibilmente agli occhi del cuore dell’uomo e gli da la forza di vivere per Lui e di amarlo.
Questo concetto di uomo deriva direttamente da quello ebraico passando per i Padri greci.
Tutto l’uomo, formato da corpo-anima-spirito, è da onorare perché voluto così da Dio ma l’uomo vive grazie allo Spirito in sé che lo porta a somigliare a Dio. Perciò in Oriente non sono mai esistite le penitenze corporali (frusta, cilicio, ecc.).
SCOPO DELLA VITA
Consiste nel vivere con rettitudine per poter meritare il premio eterno.
Qui può esserci la tentazione di credere di “conquistare il Paradiso” con le proprie forze (Pelagianesimo, Giansenismo) o di credere che più fortuna si ha in terra più si è benedetti da Dio (Calvinismo).
Su questo livello l’uomo può essere solo “umanamente buono” (filantropo) e difficilmente può morire a questo mondo.
Questo porta a considerare l’uomo come misura di tutto (antropocentrismo)
Consiste nel prepararsi a ricevere la presenza dello Spirito già in questa terra (San Serafino di Sarov) della quale saremo sempre immeritevoli. Un uomo toccato dall’Increato, è elevato da una bontà umana a una bontà divina perché percepisce già realtà non terrene. Solo con questa esperienza può veramente morire a questo mondo perché già vive in una dimensione differente. Darebbe tutto pur di riaverla. È questa la perla evangelica per comperare la quale si vende tutto.
Questo porta a considerare l’uomo unito a Dio come misura di tutto (teo-antropocentrismo).
PECCATO ORIGINALE
Adamo, soggiacendo alla tentazione, ha reso partecipe tutta l’umanità del suo peccato. Così ogni bambino che nasce eredita lo stesso peccato adamitico attraverso l’atto del concepimento (Agostino d’Ippona).
Adamo, soggiacendo alla tentazione, ha creato una situazione caotica ereditata da tutta l’umanità. Così ogni bambino che nasce eredita le conseguenze del peccato adamitico.
(Io eredito una situazione inquinata non sono la causa dell’inquinamento)
IMMACOLATA CONCEZIONE
La Madre di Dio, in previsione della sua straordinaria maternità [predestinazione?], è stata divinamente preservata dal peccato originale fin nell’atto del suo concepimento.
La Madre di Dio, quando ha acconsentito di ricevere in Lei la preesistente seconda Persona della Trinità, è stata purificata da ogni conseguenza del peccato originale.
(È fatta salva la libertà umana)
SACRAMENTI
In Oriente sono detti:
MISTERI
Sono sette: Battesimo, Eucarestia, Cresima, Penitenza, Ordine Sacro, Matrimonio, Unzione degli Infermi.
L’Eucarestia è data quando il bambino “può capire” ciò che riceve. La Cresima indica la maturità del cristiano.
Oltre ai sette, come in Occidente, ce ne sono altri in numero variabile. Un Mistero è considerato, ad es., la Professione Monastica.
Battesimo, Cresima ed Eucarestia vengono dati subito al neonato. Nessuna età “della ragione” potrà fare convenientemente “capire” ciò che supera la ragione stessa (Dio).
EUCARESTIA
Al momento in cui il sacerdote pronuncia le parole sul pane e sul vino (“Questo è il mio corpo...Questo è il mio sangue”), egli, agendo in persona di Cristo, trasforma la sostanza del pane e del vino in quella del Corpo e del Sangue di Cristo (transustanziazione).
Mangiandone, il fedele mangia il corpo, l’anima, la divinità di Cristo.
Questo concetto esalterà molto il ruolo del prete nella Chiesa quale “altro Cristo” e alimenterà il clericalismo nella Chiesa.
Al momento in cui il sacerdote invoca lo Spirito Santo sul pane e sul vino, quest’Ultimo interviene cambiando il modo di essere del pane e del vino nel modo di essere del Corpo e del Sangue di Cristo.
Attraverso questa trasformazione pane e vino divengono Corpo e Sangue di Cristo (metabolé).
Mangiandone, il fedele cambia a sua volta il suo modo di essere cristificandosi lentamente.
Per l’azione dello Spirito Santo ogni battezzato è un “altro Cristo”.
UNITà DELLA CHIESA
L’unità della Chiesa avviene quando, nella comune fede, i vescovi sono uniti al Papa e a lui soggetti.
Quest’ultimo può intervenire immediatamente e direttamente ovunque. Questa prassi s’impone lentamente quando il Papa si pone quale vertice unico e indiscutibile nella Chiesa.
Il Papa è capo e icona dell’unità della Chiesa.
L’unità della Chiesa avviene quando tutte le Chiese hanno la stessa fede e prassi spirituale, pur avendo amministrazioni ecclesiastiche indipendenti.
Un Patriarca può intervenire in una Chiesa non di sua amministrazione solo se quest’ultima lo richiede e lo permette. Questa era l’antica prassi sia in Occidente che in Oriente.
Cristo è il capo e l’unità della Chiesa.
INFALLIBILITà
Nel 1870 si dichiara che essa è divinamente accordata al Papa quando pronuncia definizioni solenni in materia di fede e costumi (morale) e al Concilio Ecumenico in comunione con il Papa.
Questo per promessa di Dio “che non inganna né è ingannato”. (Cat. Pio X)
Eppure questo non fu sempre chiaro se si pensa che nel 1324, con la bolla Quia quorandum, Giovanni XXII condannava l’infallibilità pontificia sostenuta da alcuni francescani.
Chi entra temporaneamente in piena comunione con la realtà di Dio e quindi osserva le cose per Grazia con “occhio divino” può partecipare anche a questo dono.
In Oriente si ammette solo l’infallibilità della Chiesa perché in essa sono sempre esistiti santi asceti che, in tal senso, erano la bocca dello Spirito. Per lo stesso motivo anche i Concili riconosciuti posteriormente da tutta la Chiesa [nulla è scontato!] sono infallibili. I doni di Dio non si ricevono “magicamente” ma sempre in un quadro ascetico dove lo sforzo umano si unisce alla Grazia divina che lo sovviene.
BIBBIA
Insieme di libri ispirati da Dio. Nella Liturgia la lettura dei libri biblici è definita “Parola di Dio”.
Gli studi biblici e filologici cercano di trovare il senso originario dei testi per risalire a quanto successe un tempo nell’Antico e nel Nuovo testamento affinché ne veniamo informati.
La Bibbia può essere un punto di partenza per la vita cristiana. Spesso è però letta con criteri solo personali o intellettuali.
I libri con i quali è formata la Bibbia sono una testimonianza sulla Parola di Dio che continua a operare nella Chiesa.
La Parola di Dio, infatti, non è altro se non Cristo, la seconda Persona della Santa Trinità che vive nei credenti. La Bibbia è un aiuto per comprendere come Dio opera nella vita.
La Bibbia è spesso un punto di arrivo per la vita cristiana (prima se ne deve ricevere le chiavi di lettura). Perciò essa è letta nella Chiesa.
TRADIZIONE
È composta da un insieme di disposizioni e orientamenti ricevuti a viva voce con i quali si da un certo senso alla lettura dei testi biblici e alla prassi ecclesiale. Si può adattare alle diverse generazioni e contesti culturali.
Nella Chiesa il papa è l’unico autorevole interprete della Tradizione. Egli gode di questo diritto senza necessità di sentire alcuno.
È composta da un insieme di disposizioni e orientamenti ricevuti a viva voce con i quali si da un certo senso alla lettura dei testi biblici e alla prassi ecclesiale. Indica l’unico modo e senso della vita cristiana pure tra generazioni e contesti culturali differenti.
Nella Chiesa qualsiasi cristiano che vive nello Spirito Santo, ed è riconosciuto dalla Chiesa stessa, è interprete della Tradizione vivente.
PREGHIERA
In alcuni casi è ancora vista come un’attività attraverso la quale il credente si conquista il Paradiso (assieme alle opere buone ed eventualmente al digiuno). Con la preghiera il credente offre qualcosa a Dio e entra in dialogo con Lui. Nella preghiera ha sovente un certo ruolo la fantasia e l’immaginazione (si pensi alla contemplazione dei misteri del rosario).
È un’attività (assieme alle opere buone e al digiuno) attraverso la quale il credente si prepara a vivere sempre più in Dio il quale giunge – gratuitamente! – con la sua Grazia. È un dialogo con Dio nel quale non deve assolutamente entrare la funzione della fantasia o dell’immaginazione. Il credente deve pensare solo al significato delle parole che recita prescindendo da tutto il resto in lui e fuori di lui.
AUTORITà
Nella Chiesa ha autorità il vescovo che ha una diretta e continua discendenza apostolica. Egli è legittimo e la sua Chiesa è “autentica” se è in comunione con il Papa.
(Impostazione ecclesiale giuridica influenzata dal feudalesimo e dall’emergere dell’autorità papale in Occidente)
Nella Chiesa ha autorità l’uomo che vive lo Spirito. Perciò l’autorità del vescovo deve esprimere e promuovere i carismi dello Spirito Santo come al tempo apostolico. (È questo il senso della discendenza apostolica). I frutti nello Spirito Santo mostrano l’autenticità di una Chiesa.
(Impostazione ecclesiale ascetico-spirituale che risente fortemente dell’influenza dei Monasteri presso i quali erano scelti i vescovi).
Pubblicato originariamente in: http://digilander.libero.it/ortodossia/accent.htm