L’Akrivìa e la Chiesa come Corpo del Cristo

 

Arch. Justin Popovic

 

 

 

 

La Chiesa non ammette, nell’ambito di ciò che in lei è divinamente ed umanamente santo e vero, alcun compromesso, alcun cedimento, alcun allontanamento. La fedeltà apostolica e dei Santi Padri a tutto il suo patrimonio di Verità è la legge suprema nel nostro rapporto nei confronti della Chiesa ed a tutto ciò che le è proprio. La fedeltà significa “akrivìa”, precisione e pienezza. Nessun peccato può essere benedetto, nessuna azione può essere compiuta, che in qualche modo può distruggere la Verità universale della Chiesa, la sua vita divino-umana. Nella Chiesa tutto è divino-umano: la sua esistenza, la sua vita, i mezzi, il fine, l’immortalità e l’eternità. In quest’ambito non c’è posto per una “economia” prettamente umana, umanistica, individualistica, poiché ciò sarebbe un allontanamento dalla Verità divino-umana della Chiesa, dalla sua apostolicità divino-umana, dalla sua santità divino-umana, dalla sua unità divino-umana, dalla sua cattolicità (sobornost’) divino-umana. Questa santa verità e realtà divino-umana è professata con saggezza apostolica da san Teodoro Studita. Egli dichiara:

 

“Noi ortodossi respingiamo ogni eresia ed accettiamo tutti i concili, locali ed ecumenici, riconosciuti e tutte le norme canoniche da loro sanzionate. Infatti non è pienamente ortodosso, ma solo a metà colui che ritiene di possedere la vera fede e non si regola secondo le norme divine[1]. Esistono leggi e norme divine, che guidano ogni persona devota; ad esse non si può né aggiungere né togliere alcunché”[2].

 

Questo Confessore, difendendo la sua lotta, scrive:

 

“Noi non siamo decaduti dalla Chiesa di Dio. Anche se siamo responsabili di molti altri peccati; formiamo tuttavia un solo corpo con essa, siamo nutriti dei dogmi divini e ci sforziamo di attenerci alle sue norme e prescrizioni[3].

“Noi siamo in tutto ortodossi, respingiamo ogni eresia ed accettiamo ogni concilio, sia ecumenico che locale, e così pure ci atteniamo fermamente alle norme sacre e canoniche da essi prescritte. Infatti non si attiene pienamente alla parola della Verità colui che ritiene di professare la vera fede, ma non agisce secondo le prescrizioni divine. Oltre a ciò noi accettiamo anche la legittima “economia” applicata temporaneamente dai Santi”[4].

“L’imperatore s’è unito in nozze illegittime ed adulterine. Quelli che a Dio non si sottomettono hanno chiamato questa infrazione della Legge e dell’Evangelo “economia” salutare per la Chiesa”[5].

“Approvare il matrimonio illegittimo ed adulterino dell’imperatore con il principio dell’ “economia”, non è altro che chiamare con questo nome la violazione della Verità”[6].

“Ritenere superiore la volontà dell’imperatore a quella divina significa distruggere l’Antico e il Nuovo Testamento. In tal modo si compie la distruzione di ciò che è cristiano e perciò quello che per suggerimento di Satana essi hanno chiamato “economia”, giustamente si può chiamare annuncio dell’Anticristo”[7].

“Non c’è differenza tra le norme divine e l’Evangelo del Cristo: sono la stessa cosa. Perciò san Basilio il Grande ed i Santi a lui simili hanno accettato queste norme come apostoliche, le hanno seguite, non mutandole in nulla, ma completandole secondo le necessità”[8].

“Invece coloro che non ottemperano alle norme divine, considerano l’offesa da loro arrecata “santa economia””[9].

“Né alla nostra Chiesa locale né ad alcun altra è permesso di agire violando le norme ed i canoni prescritti” [10].

 

San Teodoro con saggezza divina considera e professa che la Chiesa è nella Verità e nella vita di questa Verità e nella predicazione e professione di questa Verità. Perciò afferma:

 

“La Chiesa di Dio può consistere anche in tre ortodossi”[11].

 

Ardente di una fede simile al fuoco dei Cherubini, san Teodoro rimase in tutto fedele sino alla morte alla Verità divino-umana della Chiesa e “mai in alcunché si è allontanato dalla severa fedeltà ad essa, cioè all’akrivìa”[12]. Completamente immerso nel pensiero del Signore Gesù, non si piegò mai di fronte alle vicende del tempo, né cedette mai dinanzi alle autorità neppure nelle cose di minore importanza[13].

 

“Confessore senza alcuna traccia di timore disse all’imperatore adultero: Tu devi pentirti per il peccato commesso e non lasciare il male senza un rimedio”[14].

 

All’imperatore iconoclasta disse come un apostolo senza paura:

 

“Imperatore, come hai osato turbare e scuotere la Chiesa che si trova su questa terra?…I problemi della Chiesa riguardano i sacerdoti ed i dottori della fede, mentre all’imperatore spettano l’amministrazione esteriore, le questioni civili”[15].

 

La Chiesa è l’incarnazione e l’immagine della Verità assoluta, del Logos di Dio. Questa è una Buona Notizia fondamentale: la Buona Notizia assoluta. “L’Evangelo non è secondo l’uomo”[16], ma secondo il Dio-Uomo. Professare questa verità per mezzo dei sacramenti e delle sante virtù e per ciò vivere immortali ed eterni è la fede dei Santissimi Padri, la Fede Apostolica, la fede ortodossa. Tutto ciò che guasta, altera, mutila ed annienta questa fede è eresia. Profondamente consapevole di questa fede, san Teodoro Studita dichiara come un confessore:

 

“Noi, confermandoci nell’insegnamento degli Apostoli e così pure in quello dei nostri Santi Padri – poiché anch’essi, d’accordo con gli Apostoli, dicono la stessa cosa – ci asteniamo dalla comunione con gli eretici e con i traditori tratti nell’errore da loro e ci atteniamo all’esatta professione della fede, in cui ci troviamo e di cui andiamo superbi nella speranza della gloria di Dio[17], adempiendo alle norme ed a tutte le altre opere di perfezione per essere perfetti ed integri senza alcun difetto[18], e la pace di Dio, che supera ogni mente umana, custodisca i nostri cuori in Gesù Cristo nostro Signore”[19].[20]

“Chiunque sia realmente ortodosso, con la sua attività, se non con la parola, anatematizza ogni eretico”[21].

“Il tempio, profanato dagli eretici, non è il tempio santo di Dio, ma una casa qualunque, come dice san Basilio il Grande, poiché l’angelo, che è presente in ogni Chiesa, da essa s’è allontanato. Perciò anche il sacrificio, che in esso si compie, non è accettato da Dio”[22]. “Il Signore Gesù proibisce le guerre, lo spargimento di sangue e le uccisioni. Ne consegue che non si debbono uccidere neppure gli eretici. E non solo è non lecito ucciderli, ma non è ammesso neppure desiderare il loro male. Al contrario, bisogna pregare per loro, come lo ha dimostrato il Signore stesso mentre soffriva sulla croce allorché pregò il Padre suo: Perdona loro i peccati, poiché non sanno quello che fanno”[23].

“La Chiesa non si vendica con la spada”[24].

“Si, non è proprio della Chiesa vendicarsi per i torti subiti con i flagelli, con le persecuzioni e con le prigioni. Le norme ecclesiastiche non minacciano alcuno né con il coltello né con la spada né con il flagello”[25].

“Il pane degli eretici non è il Corpo del Cristo”[26].

“I Cristiani debbono unirsi nell’amore particolarmente quando il Corpo del Cristo (cioè la Chiesa) è colpito dal demonio con la spada, dell’eresia”[27].

 

In quanto Dio-Uomo il Signore Gesù per primo tra tutti gli uomini ha mostrato e dimostrato che cosa sia l’uomo vero e perfetto. Ed ha risolto per sempre con saggezza divina e realmente dal punto di vista umano il problema dell’uomo. Soltanto con lui e per mezzo suo noi uomini sappiamo che cosa è l’uomo in tutti i suoi mondi e nei suoi spazi. Tutto ciò sappiamo ed abbiamo nel Dio-Uomo in quanto Chiesa. Nella Chiesa ci ha dato se stesso, interamente Dio, ed in lui ci ha dato tutte le energie e tutti i mezzi con l’aiuto dei quali l’uomo può trasformarsi da mortale ad immortale, da peccatore a libero dal peccato, da essere che ama il demonio ad essere che ama il Cristo, da essere simile al demonio in essere simile a Dio. Queste energie e questi mezzi sono gli stessi per tutti gli uomini ed accessibili a tutti. Sono i sacramenti e le virtù. Prima tra tutte è la fede, quel mistero assoluto divino-umano, quella universale virtù divino-umana. Da essa, derivano, come uno sciame, di essa vivono rendono immortali ed eterni tutti i sacramenti divino-umani dell’Evangelo e tutte le virtù evangeliche divino-umane. Questa è la santa scienza ed esperienza evangelica degli Apostoli, dei Santi Padri e dell’Ortodossia. Questa è tutta la tradizione divino-umana, sia quella, scritta che quella orale. In essa poggia e per mezzo di essa esiste tutta la Chiesa del Cristo. Ed in essa tutto il Dio-Uomo Gesù Cristo è “lo stesso ieri, oggi, e nei secoli”[28], con tutta la sua persona divino-umana, e con tutti gli innumerevoli partecipi del suo Corpo. Sì, in mezzo c’è il mistero dei misteri, il mistero universale dell’essere più misterioso dopo Dio in tutti i mondi di Dio: l’uomo. Ed attraverso tutto ciò la Buona Notizia radiosa di gioia e di beatitudine risplende: al perfezionamento dell’uomo nel corpo divino-umano della Chiesa del Cristo non c’è alcun limite. Infatti l’infinità di Dio non conosce alcun limite. Perciò non c’è un limite alla trasformazione in Cristo dell’uomo, per mezzo della grazia e delle virtù, alla sua divinizzazione, alla sua divino-umanizzazione, alla sua trasformazione in Trinità. Questa è la più lieta e più felice buona Notizia riguardante l’essere umano in tutti i tempi ed in tutti i mondi, in tutta l’immortalità ed in tutta l’eternità.

 

Questa Buona Notizia annunciano come un tuono con la loro dottrina i Santi Padri ed in particolare san Simeone il Nuovo Teologo. Egli scrive:

 

“Ciò che è la malattia nel corpo, questo è il peccato nell’anima. Quando il corpo cade malato il paziente non si cura di tutto il resto, ma l’unica sua preoccupazione consiste nel ridare la salute al corpo. Egli non deve rivolgere la sua preoccupazione ad altro, né alle ricchezze, né alla gloria, né ai piaceri, ma la sua unica preoccupazione consiste nel modo di far ritornare la salute al corpo. Così pure quando l’anima si ammala a causa del peccato, non bisogna concentrare tutta l’attenzione né sulle ricchezze, né sulla gloria né sui piaceri, ma unicamente sulla guarigione dell’anima dalla sua malattia, dal peccato ed in tal modo restituirle la salute. E per raggiungere questo scopo è necessaria all’uomo una forza soprannaturale. Essa è il Signore Gesù Cristo, Dio-uomo, il quale per guarire il simile con il simile ha voluto assumere la natura umana. E quando l’uomo con la fede s’innamora del Cristo, allora questi si unisce a lui sia per mezzo della sua divinità che con la sua sana natura umana. Per mezzo di questa unione l’uomo riprende la sua salute primitiva. Giacché tutta la Scrittura Divina, l’Antico ed il Nuovo Testamento, conducono la natura umana malata a Gesù Cristo, l’unico medico delle nostre anime e dei nostri corpi. Chi non diviene partecipe della sua grazia divina, non è guarito; chi invece è partecipe della sua grazia, ha l’anima guarita dalla malattia.

 

Il Dio s’è fatto uomo, affinché per opera sua l’anima potesse ricuperare la sua salute. Perciò colui a cui l’anima non è sana non è divenuto ancora un vero Cristiano. L’anima a sua volta guarisce grazie all’energia divina ed alla luce della grazia, che ci è data dal Cristo per opera della nostra fede”[29].

 

“Sono Cristiani – dice san Simeone il Nuovo Teologo – coloro i quali vivono nel Cristo, in lui si muovono ed in lui sono”[30].

 

“Tutti i Santi sono uniti al Cristo, costituiscono un’unità con lui. In quale modo? Tutti i Santi sono realmente ed organicamente parti, membra del Cristo ed in quanto tali sono uniti a lui ed al suo corpo, per cui il Cristo è il loro Capo, mentre essi sono organicamente le sue parti. Ed essi tutti costituiscono un corpo con il Cristo, per così dire un solo uomo. Alcuni tra loro compiono la funzione delle mani, operando incessantemente e facendo la sua volontà, rendendo degni quanti sono indegni e riportandoli al Cristo. Altri tra loro occupano il posto delle spalle nel corpo del Cristo e si portano reciprocamente i pesi. Oppure portano sulle spalle al Cristo la pecorella smarrita ed in tale modo adempiono al comandamento del Signore. Alcuni tra loro costituiscono il petto: essi per gli affamati e gli assetati della giustizia divina versano dal proprio interiore l’acqua limpida della sapienza e della scienza, cioè insegnano loro la parola di Dio e danno loro il pane spirituale, che mangiano gli angeli, cioè la vera teologia. Altri, poi, stanno al posto del cuore: essi con amore abbracciano tutti gli uomini, accolgono nelle loro anime lo spirito della salvezza e fungono da custodi degli indicibili misteri del Cristo, che sono superiori ad ogni mente. Alcuni infine fungono da ossa e gambe: essi esprimono il coraggio e la pazienza nelle tentazioni; come Giobbe, stanno fermi nel bene e non si indeboliscono in alcuna fatica. Ecco in qual modo armonicamente si costituisce il corpo della Chiesa del Cristo per opera dei Santi vissuti nei secoli ed esso è sano e compatto, affinché tutti i figli di Dio costituiscano un’unità. Nel corpo della Chiesa ognuno riceve il posto che gli da il Signore secondo i suoi meriti”[31].

 

 

 da: “Dogmatika Pravoslavne Crkve”, Knjga 3, pp. 524-529. Trad. A.S.

in: “Messaggero Ortodosso”, Roma, maggio-agosto 1987, p. 9-17.


 

[1] San Teodoro Studita, Epistola 25, dall’edizione russa delle opere di questo Santo.

[2] Id., Epistola 27.

[3] Id., Epistola 28.

[4] Id., Epistola 30.

[5] Id., Epistola 34.

[6] Id., Epistola 10.

[7] Id., Epistola 34.

[8] Id., Epistola 36.

[9] Id., Epistola 26.

[10] Id., Epistola 24.

[11] Id., Epistola 39.

[12]Vita ed ascesi del Venerabile Teodoro”, nel primo volume dell’edizione russa.

[13] Ibid.

[14] Ibid., p. 29.

[15] Ibid., p. 35; 39.

[16] Galati 2, 11.

[17] Cfr. Romani 5, 2.

[18] Cfr. Giacomo 1, 4.

[19] Cfr. Filippesi 4, 7.

[20]Piccola Catechesi”, 97, edizione russa, p. 390.

[21] Id., Epistola 49.

[22] Id., Epistola 80.

[23] Luca 23, 34; Epistola 253.

[24] Id., Epistola 255.

[25] Id., Epistola 23.

[26] Id., Epistola 298.

[27] Id., Epistola 240.

[28] Ebrei 13, 8.

[29] San Simeone Nuovo Teologo: “Logoi”, Logos 6, 3, pp. 52-54, edizione di Dionisio Zagreos, Siro, 1886.

[30] Id., Logos 22, 3, p. 124.

[31] Id., Logos 45.

 

 

 

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