L’atteggiamento normale presupposto per la conoscenza
Osservando il panorama sociale contemporaneo osserviamo fenomeni contrastanti. Se, da un lato, troviamo una parte dell’umanità particolarmente impegnata nell’inseguire il piacere in tutte le sue variegate manifestazioni, dall’altro troviamo molti “fenomeni religiosi”. L’uomo moderno occidentale è tutt’altro che a-religioso! Ma di che tipo di religione si tratta? Le bancarelle dei libri in sconto, diffuse in molte città italiane, ce ne danno un significativo saggio. È una religione a servizio della pace interiore, dell’armonia, del stare bene con il proprio corpo. È una religione che promette sensazioni particolari, livelli di coscienza nuovi, emozioni intense... Provate a varcare la soglia di questi universi religiosi e vi troverete a divenire dei “consumatori di spiritualità” esattamente come molti altri lo sono dei beni materiali. Il mercato della “New age” imprigiona le persone come i grandi magazzini durante le vendite in saldo. Per seguire la corrente della moda e poter beneficiare dell’attenzione di un pubblico più vasto, anche le confessioni cristiane subiscono il terribile fascino di questo andazzo. Si trovano, così, le più strane soluzioni e combinazioni. “Venite in tuta da ginnastica, per potervi rilassare meglio, e faremo esercizi yoga meditando il Vangelo”. Questo messaggio spiccava, non molto tempo fa, in un centro religioso italiano. Eppure tutto ciò non corre il rischio di offrire sensazioni esclusivamente umane che finiscono per essere completamente fuori dal contesto e dalle finalità evangeliche? È una domanda che, in tutta onestà, ci si deve porre.
In altri casi, l’offerta religiosa è quella di creare intensi climi psicologici. Esistono comunità nelle quali le persone assumono atteggiamenti piuttosto inconsueti, sollevano le mani in aria, cantano a voce alta e attendono – esigendoli! – eventi straordinari. In queste situazioni si possono creare veri e propri atteggiamenti fanatici.
Dove si pone l’Ortodossia? Prima di tutto bisogna dire che il Cristianesimo ortodosso segue la prudente linea dei Padri. In quest’ambito non esisteva la religione o l’uomo religioso. Si può concepire la religione solo quando si ha realizzato una frattura nella vita umana. Così si parla di “vita laica” e di “vita religiosa”. L’Oriente cristiano, fintanto che non viene permeato dalle filosofie occidentali moderne, concepisce solo la vita umana. L’uomo, mentre accende una candela in chiesa o si rade la barba, fa una cosa sola: vive. Non esiste il “momento religioso” e il “momento laico” come realtà perfettamente distinti e indipendenti.
Questa distinzione c’introduce in un altro punto fondamentale. Il cosiddetto “momento religioso”, essendo legato a tutta la vita umana e da essa non separato, non ha stati d’animo particolari, non richiede sentimenti e predisposizioni “costruite”. Ciò che colpisce l’attento osservatore è proprio questo: coloro che praticano l’Ortodossia e giungono ad un buon livello sono persone perfettamente “normali”. Non marciano sotto la luce dei riflettori, non hanno un abito vistoso, non parlano “con la sapienza mondana”. Pare che non facciano nulla di straordinario e non valgano gran che.
Quest’agire si sintonizza perfettamente con lo “stile” di Dio. La Rivelazione biblica è una preziosa indicazione in tal senso. Già nel libro della Genesi (3, 8) si nota che la presenza divina è unita alla discrezione. I progenitori degli uomini “udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno”. In un altro passo scritturistico si nota come Dio non si rivela nella tempesta o in eventi fragorosi ma nella silenziosa brezza del mattino. Tutto ciò insegna il credente a non aspettarsi eventi straordinari e sensazioni incredibili ma a prestare attenzione ad ogni momento della quotidianità. Rimanendo in questa umile normalità e seguendo i dettami evangelici, non è raro che possano succedere, paradossalmente, dei fatti strani e umanamente inspiegabili. È il momento in cui, attraverso il creato, Dio rivela la sua presenza ineffabile e si fà “conoscere”. Questo è uno dei tanti elementi con i quali si può capire come, per l’Ortodossia, la conoscenza divina avvenga solo nella più perfetta e completa normalità umana.
Pubblicato originariamente in: http://digilander.libero.it/ortodossia/Normalita.htm