San Efrem il Siro
II INNO ALLA VERGINE
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Tratto (con aggiunte) da: G. BOSIO, Iniziazione ai Padri, vol. II, La dottrina della Chiesa negli scritti dei Padri postniceni, SEI, Torino 1964, 189-192.
[1] Cfr. Inno IV, 7:
Portava ella nelle mani il bambino,
e vedeva i segni verginali nel proprio corpo:
il latte nelle sue mammelle rigurgitava,
e non fu scossa nella sua verginità:
tutta di stupore ella era ripiena.
Nei Commenti al Diatessaron, opera sicuramente autentica, sant’Efrem dice: “Gabriele non venne a Giuseppe, perché Maria era l’unica genitrice dell’Unigenito”. (Versione lat. Aucher-Moesiger, Evangelii concordantis expositio in latinum translata, Venetis, 1876, pag. 8).
[2] Cfr. Inno V, 1:
In Maria la natura fu superata e vinta:
ella infatti concepì vergine,
e vergine partorì.
Per tale via non è possibile
che la natura proceda.
Inno VIII, 3:
Beata colei che concepì, senza uomo,
e gioì di prole, senza seme;
a lei non s’avvicinarono le doglie delle maritate,
ed ella esultò pel frutto delle madri.
[3] Cfr. Inno I, 13-14:
Eva e il serpente scavarono la fossa e vi fecero cadere Adamo:
ma s’oppose Maria insieme col Re suo figlio;
ed estrassero il caduto, facendolo risalire dal baratro,
per mezzo d’un ascoso mistero, che quando fu rivelato die’ vita ad Adamo.
La vite della Vergine produsse un grappolo il cui vino è dolce,
e per esso furono consolati dalle tristezze
Eva ed Adamo che erano mesti:
gustarono essi il farmaco della vita e da questo furono consolati dalle loro tristezze.
Inno IV, 2:
La vostra madre Eva aveva egli sedotta,
ed essa aveva mangiato il frutto mortale;
la vostra sorella Maria devastò
l’albero ch’avea dato la morte,
ed ella dette il frutto che vivifica tutto.
[4] Cioè Eva fu sorretta da Maria.
[5] Cfr. Inno I, 12:
Maria intessé una stola di gloria e la dette al padre suo
ch’era stato denudato tra gli alberi:
se ne vestì egli castamente ed acquistò decoro.
Sua moglie lo fe’ cadere, ma sua figlia lo sorresse, ed ei risorse eroe!
[6] Quando Eva assentì alle parole del serpente. Cfr. Inno XVII, 18:
Io temo, o signore, d’assentire a te:
poiché anche la madre mia Eva quando assentì
al serpente, che le parlava come fosse amico,
dalla sua gloria fu strappata via.
[7] Cfr. Hymni de instaurazione ecclesiae, IV, in Lamy, S. Ephraem Syri himni et sermones, III, 974 e segg.: “Adamo, per insinuazione del serpente, contrasse il debito con la giustizia divina, e la pena del peccato fu trasmessa a tutte le generazioni. L’angelo Gabriele e la fanciulla Maria ebbero un colloquio: parlarono, ascoltarono e sciolsero il debito… Il mistero fu affidato a due, cioè a uno di ciascuna parte: tra i celesti fu scelto un angelo, tra i terreni una vergine, perché contrattassero e facessero la riconciliazione. Discese l’angelo dall’alto, e la vergine parlò con lui, e si cominciò a trattare di riconciliazione, e fu sancito un patto di pace, per cui gli espulsi potessero ritornare nell’Eden. Al posto del serpente avemmo Gabriele; e al posto di Eva, Maria Vergine. Eva sottoscrisse il chirografo del debito e la Vergine pagò il debito”.
(Si noti come l’insegnamento di S. Efrem sia in perfetta sintonia con gli altri Padri Ortodossi, per cui ad essere trasmesso alle future generazioni non fu il “peccato originale” di Adamo bensì “la pena” di quel peccato, ossia le conseguenze di esso: la natura decaduta e malata che i figli di Adamo ereditarono dal padre, natura restaurata in Cristo nuovo Adamo, con il suo avvento, con la sua incarnazione nel grembo della Vergine Madre, la nuova Eva) (ndr).