Poema della monaca Cassiana
(IX sec.)Cantato alla fine dell’Orthros (Mattutino) nel Mercoledì
della Grande e Santa Settimana bizantina[1].
Iconografia
di santa Maria Maddalena.
In mano reca un orceolo
con il Myron.La donna caduta in molti peccati,
sente la tua divinità, o Signore,
e, assumendo l’ufficio di mirófora[2],
ti offre il myron con le lacrime
prima della tua sepoltura.Ahimé, dice, per me è notte senza luce di luna,
furore tenebroso d’incontinenza,
amore di peccato!Accetta i torrenti delle mie lacrime,
tu che attiri nelle nubi l’acqua del mare.
Piegati ai gemiti del mio cuore,
tu che hai piegato i cieli nel tuo ineffabile annientamento.Bacerò i tuoi piedi immacolati,
li asciugherò con i riccioli del mio capo,
quei piedi, di cui Eva a sera percepì il suono
dei passi nel Paradiso
e per timore si nascose.Chi investigherà la moltitudine dei miei peccati
E l’abisso dei tuoi giudizi,
o mio Salvatore, che salvi le anime?
Non disprezzare la tua serva,
tu che possiedi incommensurabile la misericordia!
Pubblicato originariamente in: http://digilander.libero.it/ortodossia/Cassiana.htm
[1] Il testo si riferisce all’incontro evangelico tra Maria Maddalena e Cristo. In lei si può rappresentare ogni persona penitente.
[2] Letteralmente “portatrice del myron”, cioè di un olio profumato con essenze aromatiche.